giovedì, Aprile 25, 2024
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Come la finanza distrugge la felicità

Noi riteniamo […] che tutti gli uomini sono stati creati uguali, che essi sono dotati dal loro Creatore di alcuni Diritti inalienabili, che fra questi sono la Vita, la Libertà e la ricerca della Felicità…”. Questa frase non è estrapolata da un recente documento di qualche gruppo politico iper-progressista ed egualitario, ma è contenuta nella Dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti del 1776… quasi 250 anni fa! E contiene una grande verità: il nesso tra equità – da un lato – e libertà e felicità – dall’altro – intesi come diritti inalienabili.
Strano destino quello degli Stati Uniti: essere stata la patria del diritto alla felicità e al contempo registrare tendenze in continuo peggioramento negli indici relativi. È quanto emerge dalla recentissima pubblicazione del Global Happiness Report 2018 delle Nazioni Unite, in occasione della giornata mondiale della Felicità, che – nel confermare al vertice della graduatoria della “felicità” i cosiddetti paesi nordici (Finlandia, Norvegia, Danimarca, Islanda) vede un ulteriore arretramento degli Stati Uniti che perdono rispetto allo scorso anno quattro posizioni situandosi al 18esimo posto, il rank peggiore da quando nel 2012 si è cominciato a pubblicare il Rapporto.
Sembra proprio che la ripresa della crescita economica negli Usa abbia indotto una riduzione della felicità.
dati Other
C’è una strana relazione tra sviluppo – trainato dai processi di finanziarizzazione – e declino del livello di felicità. Nelle società sviluppate a capitalismo neo-liberista c’è stata crescita del PIL, ma non si è imboccata la strada che conduce al ben e al buon vivere, inteso come complesso di capacità e di valori di relazionalità con gli altri, di diffusione di percorsi fiduciari per uno sviluppo pieno ed effettivo, dove il valore di una persona si afferma nella relazione con gli altri, facendo valere la propria libertà attraverso un coinvolgimento creativo.
Gli indicatori di felicità vanno a braccetto con quelli di relazionalità, sono invece costantemente contraddetti da quelli finanziari.
Mentre gli indici di felicità diminuivano costantemente la capitalizzazione della Borsa è aumentata segnando nel 2017 un record assoluto. Per la seconda volta nella storia mondiale c’è stato il sorpasso rispetto al Pil mondiale: ciò significa che la speculazione della finanza sopravanza la produzione dei beni e dei servizi e fa riflettere che la prima volta è accaduto nel 2007 alla vigilia del Crollo che ha portato alla crisi più grave dal Secondo dopoguerra, quando però la capitalizzazione era pari a 60 mila miliardi (comunque 20 mila in meno degli attuali). Tutto questo è avvenuto a vantaggio degli iper-ricchi: nell’ultimo anno i primi 70 miliardari del mondo hanno incrementato il loro patrimonio di oltre 1000 miliardi di dollari!
Che c’entra questo con la riduzione della felicità? C’entra perché l’aumento delle sperequazioni basate sulla speculazione erode i processi fiduciari, sfavorisce la relazionalità tra le persone e – in sintesi – rende molto più problematico il conseguimento di adeguati livelli di ben e di buon vivere.
Le persone si convincono che si diviene ricchi giocando alla roulette della speculazione finanziaria, una roulette basata su uniche scelte individuali: basta seguire gli andamenti borsistici e … disporre di qualche dritta riservata! Si alimenta la solitudine dell’arricchimento personale fine a se stesso.
Allora si blocca l’ascensore sociale, che consente ai figli di poter ambire a un miglioramento della propria posizione futura, cresce la diseguaglianza e di conseguenza si riduce il livello di felicità delle persone. Ma questa situazione mina anche lo sviluppo di una genuina imprenditorialità, perché sostituisce alla fatica dell’intraprendere e di vedersi realizzato in una idea, l’alea del giocare sui titoli della finanza, rincorrendo pratiche speculative.
Se vogliamo evitare il ripetersi del recente passato siamo allora tutti chiamati – in primo luogo i governi ma anche noi nei comportamenti quotidiani – a dare più valore ai “valori veri”, perché il percorso definito dai padri costituenti degli Stati Uniti sia una effettiva e pragmatica prospettiva di sviluppo.
di Gaetano Fausto Esposito – Segretario Generale di Assocamerestero
Gaetano Fausto Esposito, economista si occupa di analisi economica e dei processi di internazionalizzazione delle imprese. È autore di numerosi saggi sui temi che riguardano i regimi capitalistici, l’economia finanziaria e dello sviluppo, l’economia industriale, l’analisi economico-territoriale e dei processi di internazionalizzazione delle imprese. Già direttore dell’Area Studi e ricerche dell’Istituto Guglielmo Tagliacarne, componente dell’Unità di valutazione degli investimenti pubblici e docente di Economia applicata in diversi Atenei, attualmente insegna presso l’Università telematica Universitas mercatorum ed è Segretario Generale di Assocamerestero (l’Associazione delle Camere di Commercio Italiane all’Estero).
 

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