venerdì, Marzo 29, 2024
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Dopo le arance siciliane, la Cina apre le porte anche alla carne di maiale italiana

Finalmente ufficializzata la possibilità di esportare carni suine dall’Italia in Cina: il Ministro della Salute, Giulia Grillo, e l’Ambasciatore cinese a Roma, Li Ruiyu, hanno siglato oggi a Villa Madama il Protocollo di intesa che sancisce l’apertura del mercato cinese alle produzioni suine italiane.
La notizia è di portata eccezionale perché dopo anni in cui l’avvio delle esportazioni di carni suine in Cina è stato più volte annunciato e poi smentito, la firma di un Protocollo tra il Ministero della Salute italiano e l’Amministrazione Generale delle Dogane cinese costituisce un vero spartiacque con il passato: ora le condizioni per l’esportazione delle nostre carni suine sono ufficialmente definite ed è possibile procedere verso la conclusione delle formalità burocratiche.
La trattativa è durata oltre 15 anni e ha richiesto lo svolgimento di numerose missioni in Cina da parte dei più alti livelli tecnici e istituzionali del nostro Paese per incontrare i vertici delle Autorità sanitarie cinesi, di visite in Italia di delegazioni di ispettori del Ministero dell’Agricoltura, delle Agenzie di Quarantena e delle Dogane cinesi e l’invio di copiosi fascicoli tecnico-sanitari da parte del Ministero della Salute.
“Sono orgoglioso di poter dichiarare che si tratta di uno straordinario risultato per il nostro Paese che ASSICA – Associazione Industriali delle Carni e dei Salumi – ha contribuito a raggiungere. Lo abbiamo perseguito con determinazione e costanza per oltre 15 anni, supportando le nostre Istituzioni nelle lunghe e difficilissime trattative con le Autorità cinesi – afferma Nicola Levoni, Presidente di ASSICA. Il Ministero della Salute, negli uffici del Segretariato Generale e delle due Direzioni di Sicurezza Alimentare e Sanità Animale, il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari, Forestali e del Turismo, il Ministero dello Sviluppo Economico e il Ministero degli Affari Esteri, la Commissione europea e ICE-Agenzia hanno lavorato con straordinaria dedizione e professionalità a questo dossier; ma non avremmo raggiunto il successo senza il supporto preziosissimo della nostra Ambasciata a Pechino”.
“In questi quindici anni si sono succeduti Ministri, Ambasciatori e anche Presidenti e Direttori di ASSICA, ma il “dossier” per l’esportazione delle carni suine in Cina è stato portato avanti da tutti con grande risolutezza. Il mio ringraziamento – ha proseguito Levoni – va a tutti coloro che hanno lavorato in questi lunghi anni con tenacia, in maniera sinergica e nella convinzione che tutte le produzioni suine italiane dovessero avere accesso al grande mercato cinese, finora riservato ai prosciutti crudi e ai prodotti cotti”.
L’apertura della Cina alle nostre esportazioni di carni suine, grassi e frattaglie potrebbe generare già nella fase iniziale un fatturato export pari a 50 milioni di euro, permettendo al nostro Paese di recuperare posizioni importanti rispetto ai principali competitor europei.
Nel 2018, infatti, la Cina si è confermata il principale mercato di destinazione del comparto suino, assorbendo il 34,4% del totale delle esportazioni UE, una quota decisamente rilevante soprattutto se si considera che il Giappone, che occupa la seconda posizione fra i mercati di destinazione, assorbe l’11,6%.
Analizzando la composizione delle esportazioni del settore suino europeo verso la Cina, si rileva che:

il 47,3% del totale esportato è rappresentato dalle carni suine refrigerate o congelate;
lo 0,1% dai prodotti a base di carne;
il 51,5% dalle frattaglie;
il 1,1% da grasso e lardo.

I principali Paesi europei esportatori verso la Cina sono Germania, Spagna, Danimarca, Paesi Bassi, Francia e Irlanda. Per quanto riguarda i nostri prodotti, in Cina è possibile esportare dal 2007 i prosciutti crudi stagionati 313 giorni e dal 2013 i prodotti cotti (mortadelle, prosciutto cotto). L’Italia, tuttavia, al momento ha una quota di mercato molto limitata, dovuta principalmente alla difficoltà di penetrazione dei nostri prodotti in una cultura gastronomica molto diversa dalla nostra e ai numerosi ostacoli di natura burocratica che le aziende esportatrici si trovano ad affrontare.
“A penalizzare il nostro Paese sono state senza dubbio le limitazioni alla gamma di prodotti esportabili che finalmente stanno venendo meno. Il prossimo obiettivo, non appena la prima spedizione di carni suine italiane congelate entrerà in Cina, è la ripresa delle negoziazioni per l’autorizzazione all’export di tutti i prodotti della salumeria italiana”, ha concluso Nicola Levoni

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