venerdì, Marzo 29, 2024
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Errori di Lagarde, lezioni da apprendere e responsabilità dei banchieri centrali

A sentire nei giorni scorsi le parole di Christine Lagarde, neo-presidente della Banca Centrale Europea, viene in mente il titolo di un volume di William Easterly: la Tirannia degli esperti, forte critica agli economisti tecnocrati e alle nefaste conseguenze dei loro approcci per lo sviluppo. Ma alla fine che cosa ha detto di così grave la Lagarde, in una conferenza stampa che secondo alcuni è stata la più disastrosa nella storia delle BCE? Ha illustrato le misure prese dal Board, ma poi ha aggiunto: “non siamo qui per chiudere gli spread. Ci sono altri strumenti e altri attori per gestire queste questioni”.
Queste dichiarazioni sono state interpretate come un deciso cambio di rotta rispetto alla politica della BCE impostata da Mario Draghi il famoso “whatever it takes” che secondo molti salvò nel 2012 l’Euro, e pure l’Italia, in uno dei momenti più bui dell’attività speculativa dei mercati, anche per l’aggiunta dell’allora Presidente della BCE: “…e credetemi, sarà abbastanza!”.
Eppure il Consiglio della BCE, pur lasciando invariati i tassi, ha preso dei provvedimenti per aumentare la liquidità, quindi sotto molti aspetti, forse non tutti, è venuto incontro alla situazione delicatissima che si sta producendo per le conseguenze economiche del COVID-19 (Coronavirus). Un nuovo TLTRO (le operazioni di finanziamento a lungo termine alle banche dell’eurozona a tassi oggi negativi, concesse a chi usa questi fondi per dare denaro a famiglie e imprese) e acquisti di titoli sul mercato per 120 miliardi di euro.
Ma tutto questo non è bastato a tranquillizzare, quel è stato l’effetto? Lo spread italiano con i Bund tedeschi vola a oltre 260 punti, la Borsa di Milano chiude con un disastroso – 16,9% (Francoforte e Parigi a – 12,2, Londra a – 10,9 e Wall Street a – 10%). La sola Borsa italiana ha bruciato in una seduta 68 miliardi di capitalizzazione, quelle europee tra i 700 e gli 800 miliardi (a secondo delle stime). Una debacle! Ben espressa dai grafici che riportiamo.

TELEBORSA

Le parole della Lagarde sono state inopportune…ma sui loro effetti occorre riflettere, perché danno delle lezioni importanti.
La prima è che, ancora una volta, non è certo la razionalità a guidare i mercati, o almeno non la razionalità convenzionale che confronta cause, effetti e risultati! Stando anche alle dichiarazioni correttive successive, l’ambiguità è uno dei principali pericoli in cui possono incorrere quanti hanno la responsabilità di dare indicazioni ai mercati. Un’ambiguità che oggi è amplificata in tempo reale dai social media!

TELEBORSA FITSE

I tecnici, quelli dalla cui tirannia Easterly ci mette in guardia, non tengono in genere in conto quanto gli economisti comportamentali hanno da tempo verificato: i comportamenti della gente sono guidati dalle emozioni e al contempo c’è chi – in particolare gli speculatori di professione – ha ben appreso la lezione e quindi sfrutta questa sensibilità a proprio vantaggio!
Il Premio Nobel per l’Economia Robert Shiller, che di queste cose se ne intende, da tempo ha segnalato il ruolo degli stati d’animo: “lo stato d’animo dipende dall’esperienza recente di investimento”. Ebbene in questi giorni lo stato d’animo degli investitori (quelli veri, che cercano di tutelare i loro risparmi) è negativo: l’affermazione della Lagarde, amplificata magari ad arte, non ha fatto che peggiorarlo. A questo si è aggiunta la delusione per una manovra ritenuta insufficiente e…patatrac! 
Dopo la gestione Draghi, si stava cercando di capire – dinanzi a una nuova grande emergenza globale – se la Banca Centrale Europea sarebbe stata ancora non solo il custode della stabilità monetaria, ma anche attore di una politica economica di supporto ai singoli paesi. La risposta negativa è stata fornita nel momento più sbagliato, non tenendo conto della razionalità-irrazionale che guida i mercati (e di cui approfittano gli speculatori).
Primo insegnamento: valutare bene il “frame” ambientale complessivo e la comunicazione quando si vogliono dare messaggi ai mercati, perché se non sono ben dosati si hanno risultati opposti a quelli voluti. La seconda lezione riguarda il segnale che la Presidente della BCE voleva dare al Governo europeo e a quelli nazionali. Quale segnale? Che è necessario mettere mano a politiche fiscali più incisive e che la crisi economica indotta dalla diffusione del coronavirus è molto diversa da quella derivante dalla grande depressione e dai guasti della finanza. La politica monetaria può fare molto poco al riguardo.
L’analisi sembra corretta. La situazione che si profila oggi è una crisi derivante da vincoli sull’offerta – gli economisti parlano di offerta globale ossia di tutti i beni e servizi – e non riguarda, almeno come genesi, l’incertezza che nasce da una carenza di domanda di famiglie e imprese. Certo continuando nel tempo se i negozi e le fabbriche rimangono chiusi le imprese dovranno licenziare e questo avrà anche un impatto concreto sulla domanda. A ciò si aggiunge che la situazione di paura, unita all’incertezza, sta creando aspettative negative sul futuro e potrebbe, questa sì, avere effetti collegati sugli acquisti.
Ma allora pompare liquidità nel sistema ha senso se va direttamente nelle tasche di chi è svantaggiato. Dare soldi alle banche che non li prestano serve a poco o nulla. Occorre agire sul sistema di garanzie, abbassare il rischio di credito e favorire in tal modo la concessione del credito. Ma qui siamo nel campo delle politiche fiscali, perché significa intervento dei soggetti pubblici abbassando i fattori di rischio di credito, anzi assumendone una parte rilevante (mettendoci quindi loro i soldi e spesso facendolo in deficit). In questo senso va interpretato il richiamo a un maggiore sforzo delle politiche di bilancio, diretto anche ai vertici dell’Unione Europea, che sembrano comunque averlo colto, dalle ultime dichiarazioni della Presidente della Commissione Von der Leyen.
Secondo insegnamento: di fronte a una crisi di offerta occorre rispondere con provvedimenti che riducano i vincoli esterni imposti su quella offerta e poi anche pensare a come sostenere la domanda conseguente a quei vincoli. Bisogna allora sostenere chi produce e offre beni, e per situazioni sanitarie ha vincoli a farlo, e preoccuparsi poi, in progresso di tempo, della spesa, ossia della domanda. Solo che La Lagarde non è più Direttore del Fondo Monetario Internazionale che dispensa indicazioni ai governi in vista della stabilità mondiale.
Infine un’ultima lezione (ma è piuttosto una domanda): chi risponde dei danni arrecati da questi eventi a tanti risparmiatori che si trovano d’improvviso più poveri? Alla fine questo episodio richiama il giudizio di Franco Modigliani (l’unico italiano Premio Nobel per l’economia): “Non è tollerabile che una banca centrale, isolata, che non ha nessuna responsabilità né obbligo di spiegare quello che fa, possa continuare a creare disoccupazione mentre i governi stanno zitti”…. e aggiungiamo…“anche i risparmiatori stanno zitti”!

di Gaetano Fausto Esposito – Segretario Generale di Assocamerestero

Gaetano Fausto Esposito, economista si occupa di analisi economica e dei processi di internazionalizzazione delle imprese. È autore di numerosi saggi sui temi che riguardano i regimi capitalistici, l’economia finanziaria e dello sviluppo, l’economia industriale, l’analisi economico-territoriale e dei processi di internazionalizzazione delle imprese. Già direttore dell’Area Studi e ricerche dell’Istituto Guglielmo Tagliacarne, componente dell’Unità di valutazione degli investimenti pubblici e docente di Economia applicata in diversi Atenei, attualmente insegna presso l’Università telematica Universitas mercatorum ed è Segretario Generale di Assocamerestero (l’Associazione delle Camere di Commercio Italiane all’Estero).

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