giovedì, Marzo 28, 2024
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Green Economy, l’Italia risponde

“L’Italia è molto avanti sui temi della sostenibilità: deve solo prenderne piena coscienza”. Lo aveva detto qualche giorno prima alla presentazione del volume Enel-Symbola sulle 100 storie italiane di economia circolare. Francesco Starace, CEO e Direttore Generale di Enel, lo ha ribadito il 16 marzo a Trento, intervenendo all’apertura del Festival della Green Economy, rassegna integrata nella Green Week (13-18 marzo) che, dopo il tour delle «Fabbriche della Sostenibilità», è proseguita con un programma di convegni, talk e dibattiti.
L’aria di ottimismo scaturisce anche dalla vivacità del contesto. Il Trentino è una delle regioni italiane più avanzate sui temi dell’innovazione e della sostenibilità ambientale. Lo confermano i tanti partner regionali della manifestazione (Università di Trento, Fondazione Bruno Kessler, Fondazione Edmund Mach, MUSE – Museo delle Scienze, Trentino Sviluppo) e i risultati del rapporto Green Italy 2017, curato da Symbola e Unioncamere. Secondo la ricerca, il sistema produttivo di Trentino-Alto Adige, Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto e Friuli rappresenta la punta più avanzata del Paese e una delle più evolute d’Europa in termini di sostenibilità. Le imprese che, dal 2011, hanno investito green in queste cinque regioni sono 145mila, il 41% del totale, con un impatto in termini di occupazione estremamente importante: solo lo scorso anno sono stati creati ben 160mila green jobs, la metà di quelli generati in tutta Italia. A livello nazionale nel 2017 – stando al rapporto – si è registrata una vera e propria accelerazione degli investimenti green: lo scorso anno ben 209 mila aziende hanno investito in sostenibilità ed efficienza, con una quota sul totale (15,9%) che ha superato di 1,6 punti percentuali i livelli del 2011.
“Occuparsi di ambiente oggi non significa essere buoni ma essere intelligenti” ha spiegato a Trento Ermete Realacci, Presidente di Symbola, il think tank che da anni promuove la soft economy, un modello di sviluppo orientato alla qualità in cui tradizioni e territori sposano innovazione, ricerca, cultura e design.
I buoni numeri del nostro Paese non sono un caso. La limitata disponibilità di materie prime ha stimolato l’antica creatività italiana e spinto proprio i distretti industriali a scoprire la propria vocazione all’innovazione. Realacci ha ricordato – ad esempio – che nel 2020 entrerà in vigore il divieto di utilizzo di microplastiche nella cosmetica, settore nel quale l’Italia “ha un ruolo da leader mondiale” e dove quindi le aziende italiane potranno svolgere un ruolo guida. Anche Francesco Starace ha raccontato una storia esemplare: la nascita della geotermia a Larderello, in provincia di Pisa, quando l’importante disboscamento a fini produttivi della zona ha spinto per necessità a scoprire l’energia proveniente dal calore della terra. “Oggi investire in energie rinnovabili è la strategia dominante perché costa meno, anno dopo anno, ed è più semplice da installare e manutenere grazie alla digitalizzazione: noi guardiamo al lungo periodo” ha detto il CEO di Enel che ha anche spiegato il percorso del nostro Gruppo all’interno della Green Economy: “Nasce dal binomio sostenibilità e innovazione, poi arriva l’energia, passando per l’efficienza e l’economia circolare”
Si può essere ottimisti anche per il futuro? Certo, in fondo il tessuto imprenditoriale del Made in Italy si è sempre dimostrato reattivo alle sfide, forte di una visione intrinsecamente sostenibile.

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