venerdì, Aprile 19, 2024
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Luisa Todini: “Ho creato le Poste sociali”

Dopo la quotazione in Borsa, l’imprenditrice umbra continua la trasformazione di Poste Italiane: sempre più rispetto dell’ambiente e progetti di solidarietà. Con un occhio all’occupazione femminile. Perché dal mix di genere sono venute le idee migliori.
di Paolo Conti – Foto: Ilaria Magliocchetti Lombi per Io donna
 “Poste Italiane è la piùgrande infrastruttura di servizi in Italia, con una presenza capillare sul territorio: il 53 per cento dei nostri 142.014 dipendenti, quanti erano al 30 giugno 2016, sono donne. Il mix di genere ci ha fatto crescere, consolidare e radicare fortemente in ogni parte del Paese». Quel 53 per cento è equamente suddiviso nei 12.843 uffici postali, nelle 120.000 postazioni di lavoro, tra i 33.523 portalettere e tra i 58.875 addetti negli uffici postali, in maggioranza diretti da donne.
Luisa Todini è presidente di Poste italiane dal 2 maggio 2014 e ha pilotato con il vertice dell’azienda, dal 27 ottobre 2015, l’ingresso in Borsa: «Ormai il recapito postale rappresenta il 5 per cento del nostro lavoro, la Rete ha cambiato radicalmente molti bisogni. Tempo fa ho tenuto un seminario all’università Lumsa a Roma: in aula magna ho chiesto chi avesse impostato una lettera o una cartolina da poco tempo, si sono alzate due o tre mani. Con la quotazione in Borsa abbiamo l’esigenza di offrire servizi finanziari, di risparmio, polizze assicurative. Rimaniamo legatissimi al territorio perché la nostra era, e resta, un’azienda sociale. Ma se non affronta il mercato non può mantenere quell’identità. Dobbiamo generare profitto per reinvestirlo e perpetuare il rapporto capillare col Paese».
Un rapporto che passa, sottolineano in Poste, anche attraverso una politica aziendale di rispetto dell’ambiente, attraverso la riduzione delle emissioni e l’abbattimento dell’inquinamento con l’uso di energia da fonti rinnovabili, e la scelta di veicoli a basso impatto ambientale. E poi c’è quel mix di genere che, dice Luisa Todini, caratterizza da sempre l’identità di Poste Italiane: «Nasciamo nel 1862 e la prima donna viene assunta nel 1865, un caso straordinario e storico. Da quel momento l’itinerario di Poste, nello sviluppo dell’Italia, è cresciuto con un grandissimo contributo delle donne. E così è oggi».
Luisa Todini appartiene alle quattro nomine al femminile decise in quella tornata del maggio 2014: lei alle Poste, Emma Marcegaglia all’Eni, Maria Patrizia Grieco all’Enel e Catia Bastioli a Terna. Una notizia che campeggiò su tutte le prime pagine dei giornali e sui siti: «Penso sia arrivato il tempo che la nomina di una donna ai vertici di un’azienda di Stato non debba più approdare tra le breaking news solo per una questione di genere. A far titolo dovrebbe essere solo e soltanto la competenza, la capacità».
Todini viene dalla politica, dal 1994 al 1999 fu eurodeputata di Forza Italia. Esperienza che rivendica come scuola professionale: «Una specie di master. La politica insegna ad ascoltare, a capire i problemi, a cercare la giusta sintesi. Così mi è successo anche in Poste Italiane, dove ho cercato, con un lavoro di squadra, di interpretare i bisogni trasformandoli in azioni concrete». Di qui nasce il progetto Poste Insieme Onlus, pensato per veicolare il volontariato di base offerto da molti dipendenti, destinandolo a politiche di inclusione e di solidarietà sociale. La fondazione risale al 16 aprile 2015, la partenza al 24 luglio 2015.
Spiega Luisa Todini: «È stato proprio il mix di genere a far emergere la realtà di una spinta che veniva dagli stessi dipendenti. Le nostre antenne sul territorio ci aiutano a individuare molti bisogni e così, sempre in spirito di squadra, abbiamo messo a sistema le energie. Il risultato mi rende molto orgogliosa». E basta consultare il sito posteitaliane.it/it/poste-insieme-onlus per scoprire a cosa si dedicano i 1200 dipendenti inseriti nella rete del volontariato: 16 progetti nazionali (di cui 7 sull’intero territorio e 9 su più regioni), 4 regionali, 24 locali. Anche in questo caso le donne sono preponderanti: il 61 per cento delle adesioni è al femminile, la fascia di età più sensibile (la metà esatta) è compresa tra i 37 e i 56 anni. Si va dalle cure domiciliari di persone affette da malattie del sangue a progetti per evitare l’abbandono scolastico nelle aree a rischio, dall’assistenza a famiglie a rischio povertà estrema, al reinserimento di donne che hanno subito violenza. Conclude Todini: «Storicamente abbiamo accompagnato la crescita socioculturale dell’Italia, ora si apre un nuovo capitolo nello stesso solco».
Fonte: da Io Donna

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