mercoledì, Aprile 17, 2024
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Made in Italy vince la battaglia contro l’etichettatura a semaforo

Volevano mettere sul banco degli imputati i grandi prodotti alimentari che hanno reso l’Italia famosa e apprezzata (e copiata) nel mondo. E invece scampato pericolo. Dopo i timori emersi nei mesi scorsi, alla fine l’Onu nel documento finale dell’High Level Meeting delle Nazioni Unite sulle malattie non trasmissibili ha cancellato ogni richiamo a strumenti dissuasivi come etichettatura a semaforo (o penalizzante) e tasse per prodotti contenenti sale, zucchero o grassi. Un atteggiamento drastico, che rischiava di coinvolgere gli alimenti-totem della cucina italiana, dall’olio di oliva ai formaggi e ai salumi, che sarebbero stati ingiustamente penalizzati ed “etichettati” come a rischio per la salute. Un danno incalcolabile per il prestigio di tanti prodotti agroalimentari “made in italy”, proprio quelli più apprezzati:  a rischio anni di investimenti in qualità e sicurezza e l’immagine faticosamente costruita dal dopoguerra ad oggi. Avrebbe significato penalizzare le eccellenze del nostro export agroalimentare.
“Contrariamente alla bozza iniziale, infatti, non si menzionano strumenti dissuasivi – annuncia con comprensibile soddisfazione Federalimentare –  mentre rimane il giustificato richiamo ad uno stile di vita adeguato e ad un equilibrio nutrizionale corretto. Tutto il nostro sostegno invece al Governo italiano che non solo ha portato a casa la vittoria, ma sta lavorando su un suo sistema di etichettatura nutrizionale e trasparente che premierà la qualità e non la chimica”.
In sintesi, sono state bocciate le raccomandazioni lesive dei prodotti italiani ed eliminati i riferimenti a obblighi di interventi sul lato fiscale, come la cosiddetta Stax (Sugar, tobacco and alcohol tax). Il cuore della questione è affrontato a n. 18 del capitolo 2 sulle azioni da implementare:
“OP 18. Empower the individual to make informed choices by providing an enabling environment, strengthen health literacy through education, implement population-wide and targeted mass and social media campaigns that educate the public about the harms o smoking/tobacco use and second hand smoke, the harmful use of alcohol, and the excessive intake of fats, in particular saturated fats and trans fats, sugars and salt, and promote the intake of fruits and vegetables, as well as healthy and balanced sustainable diets and reduce sedentary behavior”.
Soddisfazione anche del Governo italiano, a cui era stato assegnato il ruolo di co-facilitatore insieme all’Uruguay. “La riduzione di particolari nutrienti, ad esempio zuccheri e grassi, attraverso l’individuazione di semplici target numerici, non può essere condivisa non solo perché di difficile realizzazione ma anche perché di dubbia efficacia – aveva ricordato ieri alla Camera rispondendo a una interrogazione parlamentare il sottosegretario agli Esteri -. Ciò che bisogna combattere sono le abitudini scorrette e non il singolo alimento”.
Una battaglia sostenuta anche dalla Coldiretti per evitare di promuovere in tutto il mondo sistemi di informazione visiva come quello adottato in Cile dove si è già iniziato a marchiare con il bollino nero, sconsigliandone di fatto l’acquisto, prodotti come il Parmigiano, il Gorgonzola, il prosciutto e, addirittura, gli gnocchi. “O come il caso dell’etichetta a semaforo adottata in Gran Bretagna che – precisa la Coldiretti – finiscono per escludere nella dieta alimenti sani e naturali che da secoli sono presenti sulle tavole per favorire prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta”.
“Vincono le eccellenze alimentari italiane – ha commentato il presidente di Federalimentare Luigi Scordamaglia – contro chi voleva incentivare consumi di alimenti artificiali e di bassa qualità”.

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