sabato, Aprile 20, 2024
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RITO SOCIALE E RITO CULTURALE: COSÌ L’ESPRESSO ITALIANO TRADIZIONALE DIVENTA PATRIMONIO DELL’UMANITÀ

Promuovere il vero Caffè Espresso Italiano Tradizionale e proteggere la cultura e la tradizione dell’Italia: è questo l’obiettivo principale che ha spinto il Consorzio di Tutela del Caffè Espresso Italiano Tradizionale (CTCEIT) a candidare la bevanda nazionale a Patrimonio Immateriale dell’Umanità.Un’operazione di valorizzazione di un’eccellenza tutta italiana, per la quale ora il Consorzio vede l’appoggio fondamentale della comunità politica presentando ufficialmente la candidatura presso la Camera dei Deputati, durante una conferenza stampa aperta da Maria Chiara Gadda (IV) e che ha visto la partecipazione del Presidente del Consorzio, Giorgio Caballini di Sassoferrato, del sociologo Massimo Cerulo, e dei deputati Filippo Gallinella (M5S), Federico Fornaro (LEU), Franco Manzato (LEGA), Flavia Piccoli Nardelli (PD), Roberto Pella (FI) e Luca De Carlo (FdI).Un percorso che affonda le sue radici nel recente passato, per la precisione nel 2014, anno di nascita del Consorzio che raggruppa decine di aziende, torrefattori e produttori di macchine da caffè e che viene costituito proprio allo scopo di tutelare e promuovere il vero espresso italiano, quello preparato a regola d’arte: l’unico al mondo con la cremina.Due anni più tardi il Consorzio decide di presentare ufficialmente la candidatura presso l’Unesco e parallelamente commissiona una serie di video all’Università di Pollenzo per indagare quale sia il rapporto profondo tra gli italiani e il caffè. Il risultato è un viaggio lungo tutta la penisola in cui si racconta il caffè espresso italiano a 360°: non solo bevanda indispensabile per cominciare con il piede giusto la giornata, ma vero e proprio rito sociale.Un aspetto, quest’ultimo, centrale per convincere l’Unesco a riconoscere il Caffè Espresso Italiano Tradizionale quale Patrimonio Immateriale dell’Umanità.Parallelamente si risponde all’esigenza di dare ulteriore forza alla candidatura, attraverso il Primo Disciplinare del Caffè Espresso Italiano Tradizionale, sviluppato insieme al Comitato Italiano del Caffè e all’INEI per sancire le buone regole per ottenere il vero espresso italiano nei bar o nelle caffetterie.Oggi che la procedura di candidatura avanza nel suo iter burocratico, il CTCEIT ha deciso di organizzare un tour nei locali storici delle principali città – in particolare nelle Città Creative Unesco in Italia Bologna (musica), Fabriano (artigianato e arte popolare), Roma (cinema), Parma (gastronomia), Torino (design), Milano (letteratura), Pesaro (musica), Carrara (artigianato e arte popolare) e Alba (gastronomia) – per insegnare come si prepara il vero caffè espresso italiano; per trasformare ogni barista in un ambasciatore del gusto; e, infine, per favorire il dialogo con i portatori di interesse sul valore culturale e sociale del caffè: tradizione, gestualità, memoria e condivisione.Azioni necessarie ad estendere la rete a supporto della candidatura, indispensabile affinché l’Unesco riconosca il Caffè Espresso Italiano Tradizionale quale patrimonio immateriale dell’umanità.“Questa – sottolinea il Presidente del Consorzio, Giorgio Caballini di Sassoferrato – è un’operazione identitaria e di promozione di un’eccellenza famosa in tutto il mondo. Gli italiani hanno inventato sia il caffè espresso che la macchina che si trova in tutti i bar. Attorno al chicco di caffè è nata un’occasione di lavoro per tante persone e tante generazioni. Valorizzare sia la bevanda che l’intero settore dovrebbe essere una priorità per il Governo del nuovo umanesimo, per citare il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte”.“La partecipazione di tanti esponenti di primo piano di diversi partiti è la testimonianza del fatto che il caffè espresso è un bene di tutti, assolutamente trasversale – continua Caballini – Prendiamo atto con piacere della vicinanza dimostrata dalla politica italiana nell’accompagnarci in questo percorso”. (aise) 

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