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USA chiama Italia: Italplanet intervista il fondatore del capitolo italiano dell’Ordine dei Figli d’Italia in America

Riconosciuto come l’Istituzione più antica e consolidata a supporto degli italiani negli Stati Uniti e Canada, l’Ordine dei Figli d’Italia in America (Order Sons and Daughters of Italy in America – OSDIA) rappresenta oggi, insieme ai suoi rami operativi SIF e CSJ, un ente di raccordo strategico tra la comunità italoamericana e la madrepatria.

Fondata nel 1905 con il nome di “Ordine dei Figli d’Italia in America” dal dottor Vincenzo Sellaro, medico siciliano emigrato negli Stati Uniti, nel corso della sua storia, parallelamente al sostegno della comunità italo-americana, l’Ordine non ha mai fatto mancare il suo contributo alla madrepatria. Oggi l’OSDIA è guidata da Robert A. Bianchi, avvocato penalista del New Jersey e volto noto della televisione americana, che ha inaugurato il nuovo corso, post-pandemico, dell’organizzazione introducendo numerose innovazioni a stimolo dell’attività associativa, ormai di centenaria tradizione.
Rafforzare i legami con la madrepatria è una delle linee fondamentali tracciate dal Presidente Bianchi e l’OSDIA è presente in Italia dal 2020, anno in cui è stato rilasciato il certificato di charter al “Capitolo di Roma”, la 3002esima unità locale dell’OSDIA e la prima fondata al di fuori del continente nordamericano negli oltre 115 anni della sua storia.

Fondatore ed immediato past-Presidente del Capitolo di Roma è Carmelo Cutuli, giornalista ed esperto in relazioni istituzionali con esperienza a livello internazionale. Cutuli ha lavorato per anni in una società a partecipazione pubblica dove ha ricoperto il ruolo di responsabile marketing e comunicazione internazionale occupandosi di importanti progetti tra l’Italia e gli USA.  Già membro del board di una importante Camera di Commercio italoamericana ha inoltre ricoperto le cariche di consigliere e di presidente in alcune importanti organizzazioni di amicizia tra l’Italia e gli Stati Uniti. Oggi ricopre la carica di Vicepresidente con delega ai rapporti con Stati Uniti, Canada e Australia di Confassociazioni, la confederazione nazionale che rappresenta oltre 700 associazioni professionali.

A lui abbiamo posto alcune domande:

Iniziamo dall’attualità, cosa significa oggi essere italoamericani e qual è il rapporto tra questa comunità e la madrepatria?
La comunità italioamericana negli Stati Uniti è ormai perfettamente integrata nella società a tal punto che possiamo ormai parlare di “cittadinanza americana di discendenza italiana”. Una comunità stimata in oltre 23 milioni di persone che rappresenta una delle componenti etniche più influenti nella società nordamericana. Una potenzialità che evidentemente, come dimostrato dalla recente “columbus day issue” è oggi sotto attacco politico.

L’OSDIA è, tra le realtà che si muovono nell’ambito dei rapporti transatlantici, quella meno conosciuta in Italia probabilmente in quanto essa non è mai stata ufficialmente presente sul nostro territorio…
In effetti, a parte un breve periodo a metà degli anni 20 del secolo scorso, non sembra essere mai stata formalizzata una rappresentanza operativa sul territorio italiano. Ciò nonostante, i legami tra l’Ordine e la madrepatria sono stati sempre curati ed hanno spesso dato luogo a scambi culturali ed istituzionali. Negli anni ’50, solo per fare un esempio, l’Ordine si è attivato per garantire che l’Italia fosse adeguatamente posizionata all’interno del “Piano Marshall”, il programma di aiuti post-bellici finanziato dagli Stati Uniti per l’Europa. Da allora, ha contribuito a sostenere economicamente varie cause anche nel nostro Paese, compresi i soccorsi per terremoti e inondazioni e recentemente, ha anche offerto il proprio sostegno alla ricostruzione di una scuola attraverso la Fondazione Bocelli.

Come nasce l’idea di costituire un capitolo italiano?
Personalmente, avendo nel corso della mia vita professionale sviluppato una certa vicinanza nei confronti della comunità italoamericana, in particolare quando mi occupavo di internazionalizzazione per la Regione Siciliana, ho sempre reputato di dover contribuire, per quanto a me possibile, alla promozione dei rapporti di questa comunità con il nostro Paese.
Essendo già storicamente membro dell’Order Sons and Daughters of Italy in America, ho dato la mia disponibilità in merito alla costituzione di una capitolo italiano ed avendone ricevuto l’incarico ho individuato, tra le mie conoscenze, 25 professionisti ed imprenditori interessati ad avere rapporti culturali e commerciali con gli Stati Uniti, proponendo loro di associarsi e costituire il “Capitolo di Roma”. In questo mi ha aiutato sicuramente l’esperienza maturata in alcune  organizzazioni civiche americane, che impropriamente qui in Italia chiamiamo Club di Servizio, che avevo frequentato in passato negli Stati Uniti e per conto delle quali avevo contribuito a mantenere i rapporti con l’Italia.

In cosa si differenzia la missione del “Capitolo di Roma” rispetto a quella di un qualsiasi capitolo americano?
Missione, regole e valori sono assolutamente quelli esplicitati nei nostri statuti originali e non potrebbe essere altrimenti. Ciò che cambia è la prospettiva di applicazione, la nostra operatività è infatti sempre funzionale ai progetti collegati alle attività americane a cui noi, naturalmente, forniamo supporto dall’Italia.
Anche a livello semplicemente emotivo è molto importante per gli italoamericani sapere che in Italia è presente un capitolo dell’OSDIA in quanto i discendenti dei nostri connazionali emigrati oltreoceano sentono molto forte l’appartenenza alle loro radici italiane e per questo non ci hanno mai fatto mancare il proprio supporto nei momenti critici.

Quindi possiamo aspettarci presto la fondazione di altri capitoli in Italia?
L’idea del Presidente Bianchi è quella di allargare la base associativa italiana, peraltro, essendo il nostro Capitolo romano composto da soci residenti in varie parti d’Italia, rappresenta già un incubatore delle future unità territoriali che si potranno sviluppare nel nostro Paese. A questo proposito inviterei quanti siano interessati ad approfondire ed eventualmente valutare un loro apporto, a contattare attraverso il sito web (https://osiaroma.altervista.org) l’attuale presidenza del Capitolo di Roma, affidata al manager bancario Claudio Frasca, ottenendo informazioni sulle procedure d’iscrizione.

Esistono altri modi, oltre all’iscrizione ad un Capitolo, per contribuire alle attività dell’OSDIA?
Certo, attraverso il relativo modulo d’iscrizione presente sul sito ufficiale americano (www.osia.org) è possibile iscriversi come “member at large” ottenendo peraltro il diritto a ricevere la rivista ufficiale dell’organizzazione “Italian America”. Questa forma di iscrizione ‘light’ e utile per mantenersi in contatto e partecipare alle iniziative pubbliche ma la ‘regular membership’ è possibile ottenerla soltanto se si viene accettati da un Capitolo. In quest’ultimo caso si può partecipare pienamente alla vita associativa ed anche ricoprire cariche all’interno dell’OSDIA.

Chi era Vincenzo Sellaro, il medico siciliano che ha fondato i “Figli d’Italia”
Vincenzo Sellaro è stato un medico, nativo di Polizzi Generosa, naturalizzato americano che fornì un contributo enorme allo sviluppo della cosiddetta “comunità degli italiani in America” composta da emigrati che arrivavano spaesati e confusi nel “nuovo mondo” e che trovavano enormi difficoltà di integrazione soprattutto in quanto non parlavano la lingua locale.
Sellaro, che aprì un proprio studio medico nella Little Italy di New York, si accorse subito che questo aspetto costituiva un gap fondamentale ma soprattutto che gli emigrati venivano curati male negli ospedali in quanto non riuscivano ad esprimersi correttamente e quindi non davano possibilità ai medici americani di poter effettuare adeguate prognosi.

Fu questa la molla che lo spinse a riunire le società di mutuo soccorso italiane negli Stati Uniti fondando i “Figli d’Italia”?
Sellaro non fu solo il fondatore dei “Figli d’Italia” ma fece tantissime altre cose. Fu infatti tra i fondatori del Columbus Italian Hospital, il primo ospedale degli Stati Uniti in cui si parlava italiano. Successivamente, Sellaro dovette anche confrontarsi con la Manonera e fu uno dei più forti sostenitori di Joe Petrosino, il poliziotto italoamericano che sconfisse questa odiosa organizzazione.
Sellaro è ricordato a New York con un monumento posizionato nei pressi del building che ospitava il suo studio medico, devo purtroppo far notare che questa figura in Italia è pressoché sconosciuta ed ovviamente stiamo facendo pressioni, nelle sedi opportune, affinché si proceda anche in Italia al suo opportuno riconoscimento.

Oltre alla diplomazia culturale, l’OSDIA si occupa anche della promozione di relazioni commerciali tra l’Italia e gli Stati Uniti?
La risposta è si anche se va valutato attentamente la diversa natura di questa istituzione rispetto ad esempio a quella di un ente di promozione o anche di una camera di commercio internazionale. L’Ordine promuove la cultura ed i valori dell’italianità nel Nord America, ne consegue che tutto ciò che rappresenta l’eccellenza italiana è teoricamente ricompreso nelle sue attività e sicuramente vi può essere un interesse reciproco che si può instaurare ad esempio tra essa ed un’impresa del “Made in Italy”.

Più praticamente?
Per fare un esempio pratico, l’OSDIA nel perseguimento delle proprie attività di diplomazia culturale cura diversi media come la rivista “Italian America”, canali social e trasmissioni televisive. Questi mezzi di comunicazione raggiungono porzioni consistenti della comunità americana di discendenza italiana e possono essere utilizzati dalle industrie alimentari o turistiche italiane per promuovere la propria immagine ed i propri prodotti e servizi negli Stati Uniti.
L’OSDIA ha un ampia disponibilità di programmi che permettono inserzioni promozionali sui suoi mezzi e sono diverse le industrie italiane che da anni ne fanno uso, con profitto, per consolidare la propria immagine negli Stati Uniti. L’OSDIA da parte sua ne ricava fondi che reinveste nelle sue attività di promozione di scuole di lingua italiana, borse di studio per studenti meritevoli ed altre opere culturali.

Un’ultima curiosità, termini come Ordine e Capitolo suggeriscono similitudini cavalleresche… Chi ne fa parte è sottoposto ad iniziazioni o adempimenti particolari? Niente di tutto questo. Certi riferimenti ad organizzazioni cavalleresche e/o fraternalistiche sono scevre da ogni collegamento reale e frutto di una tendenza, da parte delle organizzazioni associative nate agli inizi del XX secolo negli Stati Uniti di prendersi un po’ troppo sul serio  utilizzando termini altisonanti provenienti da culture occidentali più antiche come quella francese, inglese ed anche quella italiana, a volte senza neanche conoscerne il vero significato. In fondo anche noi in Italia aderiamo ad “Ordini” professionali. Negli Stati Uniti non è richiesto nessun requisito particolare, a parte l’adesione ai valori ed alla missione comune, se non quello di essere di discendenza italiana mentre qui in Italia, per ovvie ragioni, questo requisito viene meno.

 

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