martedì, Marzo 19, 2024
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Camere riunite per i 60 anni dalla firma dei Trattati di Roma

Mattarella: «Costruire il futuro richiede all’Italia e all’Europa una straordinaria unità d’intenti e una solida fiducia nei valori fondanti del processo di integrazione»

Nell’Aula di Montecitorio ha avuto luogo la celebrazione parlamentare del sessantesimo anniversario della firma dei Trattati di Roma che ricorre il 25 marzo.

Alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e dei Presidenti di Senato e Camera, si sono riuniti in seduta solenne deputati, senatori, parlamentari europei eletti in Italia, e rappresentanti degli organi costituzionali e alte cariche istituzionali.

Dopo gli interventi introduttivi della Presidente della Camera dei Deputati, Laura Boldrini, e del Presidente del Senato della Repubblica, Pietro Grasso, è intervenuto il Capo dello Stato:
“Oggi – ha detto il capo dello Stato Mattarella – l’Europa appare quasi ripiegata su sè stessa. Spesso consapevole, nei suoi vertici, dei passi da compiere, eppure incerta nell’intraprendere la rotta. Come ieri, c’è bisogno di visioni lungimiranti, con la capacità di sperimentare percorsi ulteriori e coraggiosi”.

“Capovolgendo l’espressione attribuita a Massimo d’Azeglio verrebbe da dire: “Fatti gli europei è ora necessario fare l’Europa”. Sono le persone, infatti, particolarmente i giovani, che già vivono l’Europa, ad essere la garanzia della irreversibilità della sua integrazione. Verso di essi vanno diretti l’attenzione e l’impegno dell’Unione”.

“La spinta all’unità europea – ha detto – si è sempre rivelata, comunque, più forte degli arroccamenti e delle puntigliose distinzioni pro-tempore di singoli governi o di gruppi di Paesi, giocando un ruolo significativo anche nel contributo alla evoluzione delle relazioni internazionali”.

“L’Europa – ha proseguito –  non può permettersi di rinviare gli appuntamenti con la storia, quando essi si presentano, né possono prevalere separatezze e, tantomeno, amputazioni. Va, piuttosto, praticata e accresciuta la vicendevole responsabilità, la solidarietà nei benefici e negli oneri”.

“Costruire il futuro – ha evidenziato – richiede all’Italia e all’Europa ogni possibile risorsa, una straordinaria unità d’intenti e una solida fiducia nei valori fondanti del processo di integrazione. Non impossibili ritorni a un passato che non c’è più, non muri che scarichino i problemi sugli altri senza risolverli, bensì solidarietà fra Paesi, fra generazioni, fra cittadini che condividono una stessa civiltà”.

“Ogni qual volta abbiamo – singolarmente o collettivamente – dimenticato questa spinta ideale, abbiamo contribuito – ha detto ancora – a trasformare un grande progetto politico in un programma tecnico-burocratico nel quale i cittadini europei stentano, talvolta, a riconoscersi. La congiuntura economico-finanziaria ha lacerato il tessuto sociale dei nostri Paesi, mentre, alle nostre porte, instabilità diffusa e fenomeni di portata epocale hanno messo in crisi la capacità dell’Europa di rispondere alle aspettative dei suoi cittadini”.

 

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