martedì, Aprile 23, 2024
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Dalla partita Italia-Spagna una lezione sul futuro per un paese meno diseguale e più produttivo

Spagna batte Italia 1 a 0. Un risultato che non vale solo nel calcio, ma recentemente è stato ripreso dal Financial Times per la cosiddetta graduatoria della ricchezza pro-capite: gli spagnoli sono quindi più ricchi degli italiani? E ci sarà un ampliamento crescente della forbice?
Vediamo di che stiamo parlando.

La graduatoria si basa sul Pil pro-capite in parità di potere di acquisto. Non si tratta quindi di ricchezza (che dovrebbe misurare lo stock di beni posseduti e i patrimoni), quanto piuttosto di prodotto, cioè quanto un sistema economico genera annualmente.
Più che il prodotto però la grandezza più prossima a misurare il tenore di vita delle persone è il reddito disponibile, cioè quanto viene percepito.
Qui la storia è un poco diversa perché il risultato è ancora a favore dell’Italia: il nostro reddito disponibile medio è superiore a quello spagnolo, sebbene più basso di quasi il 10% rispetto al valore dei paesi che appartengono all’area dell’Euro.
Uff! … almeno tiriamo un sospiro di sollievo. In questa partita i cugini ispanici non ci hanno (ancora) battuto. Ma allora possiamo dire che stiamo meglio? Si e no … e in prospettiva più no che si!
Le variazioni del Pil pro-capite ci dicono quanto è dinamica un’economia, quanto cresce. A partire dal 2015 i tassi di crescita del Pil spagnolo sono stati all’incirca il doppio di quelli italiani. I giocatori spagnoli hanno più fiato di noi … corrono di più. In prospettiva quindi potremmo attenderci anche un sorpasso nei livelli di vita misurati dal reddito disponibile.
Allargando poi la visuale l’indice di competitività globaledel Word Economic Forum ci vede al 43esimo posto, molto lontani dai principali competitor europei (Germania quinta) Francia (ventiduesima) e anche dalla Spagna, che occupa la 34esima posizione.
Meno competitivi nel complesso, ma sempre più diseguali: nel campionato europeo della diseguaglianza del reddito siamo al 21esimo posto: tra il 2014 e il 2015 il divario tra il reddito posseduto dal 20% della popolazione con il reddito più alto e il 20% di quella avente redditi più bassi è passato da 5,8 a 6,3.
La Spagna ha livelli di diseguaglianza superiori ai nostri, ma la tendenza è invece verso una riduzione! Dieci anni fa il nostro prodotto pro-capite era del 10% superiore a quello spagnolo, è possibile che una situazione analoga si verifichi anche per la distribuzione del reddito nel prossimo futuro.
In più aumenta la povertà assoluta, soprattutto tra le giovani generazioni, parliamo di più di 2,2 milioni di persone.
E tutto questo va a scapito della cosiddetta classe media, sempre più impoverita dalla crisi, disorientata, sfiduciata, arrabbiata … Quella classe largamente composta da piccoli imprenditori, medi professionisti, quadri e funzionari nel privato e nel pubblico, che per diversi decenni ha rappresentato l’ossatura sociale del paese, ma che negli ultimi anni –a causa di singoli episodi– ha spesso subito quasi delle forme di linciaggio morale.
Per contrastare una spirale pericolosa, in cui la diseguaglianza nei redditi crea rassegnazione o rabbia fine a se stessa e si traduce in minore crescita del prodotto, serve sicuramente recuperare l’orgoglio di essere protagonisti, ma serve agire con una diversa policy fiscale: intervenendo in maniera più forte sui patrimoni accumulati e sul sostegno alle fasce più deboli, alleggerendo il carico fiscale –non le retribuzioni effettive– sui fattori produttivi, come ora sollecita anche il Fondo Monetario Internazionale.
Indicazioni di una certa utilità per nuovi allenatori di un’Italia che voglia essere più squadra, non solo per giocare a tutto campo con la Spagna, ma soprattutto per assumere una leadership da “campionato del mondo”!
di Gaetano Fausto Esposito – Segretario Generale di Assocamerestero
Gaetano Fausto Esposito, economista si occupa di analisi economica e dei processi di internazionalizzazione delle imprese. È autore di numerosi saggi sui temi che riguardano i regimi capitalistici, l’economia finanziaria e dello sviluppo, l’economia industriale, l’analisi economico-territoriale e dei processi di internazionalizzazione delle imprese. Già direttore dell’Area Studi e ricerche dell’Istituto Guglielmo Tagliacarne, componente dell’Unità di valutazione degli investimenti pubblici e docente di Economia applicata in diversi Atenei, attualmente insegna presso l’Università telematica Universitas mercatorum ed è Segretario Generale di Assocamerestero (l’Associazione delle Camere di Commercio Italiane all’Estero).
 

 

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