giovedì, Marzo 28, 2024
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I batteri responsabili di malattie viaggiano via mare sulla plastica

Secondo un studio scozzese i batterie responsabili di colera e escherichia coli viaggiano tranquillamente sui detriti di plastica in mare.

I batteri colpevoli del colera e dell’escherichia coli viaggiano per chilometri, via mare, grazie al “passaggio” che gli viene dato dai piccoli detriti di plastica. È quanto sostiene un nuovo studio scozzese che, nel verificare l’impatto che questi batteri hanno sulla salute umana, ha scoperto che adesso hanno aumentato anche la loro capacità di spostamento.
I pezzi di plastica dispersi in mare consentono ai batteri di non morire durante il viaggio per cause dovute alla luce solare e agli attacchi subiti da altre forme di vita monocellulari. Sulla superficie delle plastiche i batteri creano quello che viene definito un “biofilm” capace di metterli al riparo dalle situazioni avverse.
Lo studio dal titolo “Colonisation of plastic pellets (nurdles) by E. coli at public bathing beaches” e pubblicato da Marine Pollution Bullettin, si è basato su i detriti di plastica ritrovati su 5 spiagge della Scozia. I ricercatori in questo modo hanno scoperto che il 45% dei materiali plastici era contaminato dal batterio escherichia coli e il 90% dal vibrione responsabile del colera. Per la prima firma del rapporto, Richard Quilliam, la situazione non riguarda solo la Scozia, ma interessa un po’ tutto il Pianeta:
“L’ipotesi è che le nostre conclusioni si possano estendere ad altre aree costiere del mondo. Ci sono diverse evidenze sulla plastica che è in grado di ospitare molti gruppi di batteri, che arrivano in mare in diversi modi. Ad esempio dagli scarichi agricoli contenenti liquami che, una volta raggiunti i fiumi, entrano in contatto con i detriti plastici. Ancora non è chiaro quanti chilometri possano fare a bordo delle “zattere in plastica”.

I ricercatori pensano inoltre che insieme a questi batteri ce ne siano molti altri che, con l’ausilio della plastica, riescano a tenersi in vita per diverso tempo. È proprio su questo aspetto che la ricerca adesso proverà a far chiarezza. Perché conoscere meglio le “fonti” e il modo in cui si diffondono sul Pianeta le malattie, aiuta a mettere in piedi strategie legate alla sicurezza della salute collettiva.

 

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