mercoledì, Aprile 24, 2024
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Scenari di ripresa nel paese di poeti, artisti, eroi… scisso tra eccellenze e diseguaglianze

Italia paese di poeti, artisti, eroi (…) recita la frase scolpita sul Palazzo della civiltà del lavoro del quartiere romano dell’Eur… Ma anche di divisioni e di ineguaglianze crescenti!
Non solo di quelle storiche tra il sud e nord (sempre evocate ma forse mai come in questa fase così poco praticate nel dibattito politico-istituzionale), ma tra chi lavora e chi no, tra chi ha accresciuto i redditi e chi stentaa campare, tra quanti riescono a fare impresa di successo e gli emarginati dal mercato anche a causa della grande crisi.
Aumentano le contraddizioni! Recentemente “Assocamerestero” e “Symbola” hanno sintetizzato le posizioni di eccellenza del nostro paese: siamo secondi al mondo per competitività dei settori produttivi, dopo la Germania e seguiti dalla Cina. Da noi i business di cultura, bellezza e creatività valgono quasi il 17% del Pil, con circa 250 miliardi (ma allora anche i poeti e gli artisti di vario genere producono ricchezza!).
E però… in meno di 20 anni la quota di ricchezza nazionale del 90% meno benestante della popolazione è passata dal 60 al 45% del totale, mentre il 10% più ricco l’ha aumentata fino al 55%. L’1% degli italiani ha accresciuto la sua fetta di cinque punti percentuali superando il 20% del complessivo patrimonio privato.
Guardiamo alle imprese: dal 2011 al 2014 sono scomparse quasi 200mila imprese, allargando il periodo temporale al 2008, nel solo artigianato e nei piccoli negozi la riduzione è stata di oltre 160mila unità.
Certo si potrebbe dire che la selezione è benefica … Sicuramente ci possono essere aspetti positivi, ma tutto questo contribuisce anche a aumentare le diseguaglianze, perché dietro queste imprese ci sono famiglie e centinaia di migliaia di posti di lavoro persi. E qui non basta essere santi, eroi e quant’altro!
Veniamo alla buona competitività internazionale. Effettivamente negli ultimi anni la capacità di esportazione è stata vitale per evitare che la recessione fosse ancora maggiore. Le nostre esportazioni fanno più o meno l’intero Pil di un paese medio-piccolo come la Svezia, si tratta di valori importanti.
Ma non c’è niente di più selettivo della competizione internazionale, che si basa su innovazione, capacità di relazione e sempre più tendenza a stare in network internazionali allargati. Se passiamo dai valori medi a quelli effettivi vediamo che l’80% di queste esportazioni è fatto solo dal 20% delle imprese.
Anche qui si sta affermando quella che è stata definita una leadership delle minoranze che può avere effetti diffusivi nel medio periodo (quello in cui secondo Keynes saremmo tutti morti), ma nel breve porta ulteriore diseguaglianza: una diseguaglianza produttiva che sfocia in una diseguaglianza sociale.
L’aver contemplato l’allargarsi delle diseguaglianze è probabilmente una delle ragioni dei recenti risultati elettorali… certo se ne è parlato (poco), ma alla fine le azioni di policy (anche per obiettive motivazioni operative) non ne hanno potuto tener conto.
A volte ci si dimentica che sono le persone e le famiglie a esprimere le opinioni elettorali, non basta conseguire risultati pur importanti sul piano della produzione se però non si traducono in effettiva tenuta dei redditi familiari. E questo non è successo, o c’è stato solo per una fascia molto ristretta. Le policy pubbliche dovrebbero bilanciare l’efficienza con l’equità, evitando (per quanto possibile) la demagogia.
La competizione è un valore positivo, aiuta in tante situazioni, ma ha finito per orientare anche tanti campi in cui dovrebbe essere l’equità –intesa come garanzia di pari opportunità per quanti hanno le potenzialità– a dominare. Serve più competizione, ma nel significato etimologico di cum petere, andare insieme e concorrere al miglioramento complessivo.
La stagione della concertazione delle policy non ha dato grandi risultati… ma in verità neanche quella del “tiriamo diritto”.
Abbiamo bisogno di recuperare un senso genuino del fare insieme con ruoli ben definiti, sapendo che non c’è mai la “one best way”… soprattutto in un paese in cui abbiamo tante polarità e dove le differenze trasversali si sono ampliate, rendendo tutto molto più complicato.

di Gaetano Fausto Esposito – Segretario Generale di Assocamerestero
Gaetano Fausto Esposito, economista si occupa di analisi economica e dei processi di internazionalizzazione delle imprese. È autore di numerosi saggi sui temi che riguardano i regimi capitalistici, l’economia finanziaria e dello sviluppo, l’economia industriale, l’analisi economico-territoriale e dei processi di internazionalizzazione delle imprese. Già direttore dell’Area Studi e ricerche dell’Istituto Guglielmo Tagliacarne, componente dell’Unità di valutazione degli investimenti pubblici e docente di Economia applicata in diversi Atenei, attualmente insegna presso l’Università telematica Universitas mercatorum ed è Segretario Generale di Assocamerestero (l’Associazione delle Camere di Commercio Italiane all’Estero).

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