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Secondo trimestre positivo per il terziario lombardo

Filiere e relazioni tra imprese ancora poco sviluppate -+1,5% per i servizi e +0,8% per il commercio al dettaglio Nel periodo compreso tra aprile e giugno 2019 cresce il fatturato delle imprese lombarde attive nel terziario. Nei servizi l’incremento registrato, pari al +1,5% su base annua, conferma la fase positiva in corso dal 2017, anche se l’entità della crescita risulta inferiore a quella dei trimestri scorsi. Il commercio al dettaglio torna invece in territorio positivo (+0,8%) dopo il calo verificatosi nei primi tre mesi dell’anno: al di là delle oscillazioni trimestrali, dovute anche ad effetti di calendario legati alla cadenza della Pasqua, le vendite del commercio mostrano un andamento stazionario nell’ultimo anno.
“Le imprese lombarde del terziario sembrano non risentire al momento dei segnali di difficoltà provenienti dal manifatturiero – dichiara Gian Domenico Auricchio, Presidente di Unioncamere Lombardia – ma le aspettative segnalano una profonda incertezza”.
All’interno dei servizi si evidenzia la variazione negativa del commercio all’ingrosso (-0,7%), che rappresenta un segnale di allarme sia perché riguarda uno dei comparti più solidi sia perché in passato questo settore ha mostrato un andamento anticipatorio rispetto agli altri. Continuano a crescere invece i servizi alle imprese (+1,5%), il comparto più rilevante in termini di addetti, anche se evidenziano segnali di rallentamento. Migliorano i risultati per i servizi alla persona (+4,8%) e per le attività di alloggio e ristorazione (+2,3%), entrambi caratterizzati però da livelli di attività ancora inferiori a quelli pre-crisi.
Nel commercio al dettaglio gli esercizi specializzati alimentari (+0,5%) e non alimentari (+2,2%) tornano a registrare variazioni positive dopo il calo del trimestre scorso: i primi, dopo essere stati colpiti dalla crisi e dalla ristrutturazione del settore commerciale, hanno mostrato una lieve ripresa a cavallo tra il 2017 e il 2018, per poi evidenziare un andamento stagnante; i secondi, caratterizzati da una maggiore sensibilità al ciclo economico, non presentavano un risultato così significativo dalla fase di crescita del 2015-2016. Ancora in calo invece il comparto non specializzato (-0,9%), che comprende la grande distribuzione alimentare e che ha subito le minori perdite durante la crisi.
Il focus di approfondimento dedicato alle filiere e alle relazioni tra imprese mette in luce una propensione ancora scarsa a instaurare collaborazioni e relazioni produttive “in rete”. La percentuale di imprese che riconoscono di appartenere a filiere, cluster tecnologici, distretti o altre forme aggregative è solo il 4,3% nei servizi, quota che sale al 9,7% nel commercio al dettaglio, per via delle caratteristiche intrinseche della distribuzione commerciale che la accomunano maggiormente al concetto di filiera. I vantaggi percepiti dell’appartenere a una qualche forma aggregativa riguardano soprattutto la trasmissione del know-how (formazione e sviluppo delle competenze, introduzione di nuove tecnologie e co-innovazione) e aspetti più prettamente economici come la riduzione dei costi, la stabilità/garanzia delle commesse e l’accesso a nuovi mercati; nel commercio al dettaglio guadagnano inoltre importanza le tematiche legate alla riduzione dell’impatto ambientale (sviluppo di politiche ambientali aziendali, sviluppo di un modello produttivo basato sull’economia circolare). Per i servizi sono stati indagati anche i rapporti di clientela e fornitura, dai quali si evince un maggior peso dei clienti esteri per le attività di alloggio e ristorazione e la prevalenza delle reti di prossimità per i servizi alle persone; il commercio all’ingrosso evidenzia invece legami con i territori italiani diversi dalla provincia dell’impresa dal lato clienti e rapporti significativi con l’estero per quanto riguarda i fornitori, dovuti alla presenza di sedi italiane di gruppi internazionali.

 

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