venerdì, Aprile 19, 2024
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Ultima chiamata per l’Ue

Solidarietà: “rapporto di reciproco sostegno che collega i componenti di una collettività nell’appartenenza a una stessa società e nella coscienza di comuni interessi e finalità”. Scriveva Konrad Adenauer: “Un’Europa unita [è] possibile soltanto nel caso della realizzazione di una comunità di popoli europei…per la formazione dell’economia e della cultura europea, dei pensieri, della spiritualità e della creazione occidentali”.
Afferma oggi il nostro Capo dello Stato: “Sono indispensabili iniziative comuni, superando vecchi schemi ormai fuori dalla realtà delle drammatiche condizioni in cui si trova il nostro Continente. Mi auguro che tutti comprendano appieno…che la solidarietà non è soltanto richiesta dai valori dell’Unione ma è anche nel comune interesse”.
Consonanze, focalizzate su di una questione molto concreta: dove arriva la solidarietà tra i paesi dell’Europa e dove si ferma? Potremmo anche metterla così: ma c’è vera solidarietà tra i diversi componenti dell’Unione? Non si tratta di una questione riconducibile solo all’emissione o meno di Eurobond, quanto piuttosto del grado di fiducia tra i diversi paesi. Sui principi siamo tutti d’accordo, ma poi quando dobbiamo tradurli in comportamenti concreti ciascuno indietreggia.
Vengono evocati in questi giorni gli scenari di un’economia di guerra (da ultimo da parte di Mario Draghi), ritorna in campo l’unico strumento utile in queste condizioni: l’intervento pubblico in deficit. Ma come, sostengono alcuni, abbiamo già sospeso il Patto di Stabilità – che ricordiamoci si chiamava anche di crescita (sic!) – la BCE, dopo il primo grave infortunio verbale della sua Presidente, ha dichiarato un acquisto praticamente quasi illimitato di titoli a sostegno della liquidità…e ancora non basta?
Da un punto di vista squisitamente economico – quello che si rifà alla Teoria delle aree economiche ottimali – la pandemia è uno shock simmetrico, ossia che riguarda tutti i paesi, perché sta comportando analoghi provvedimenti ed effetti (malgrado le iniziali inadeguate affermazioni di alcuni leader nazionali): isolamento e blocco di buona parte dei collegamenti e delle funzioni produttive, con conseguente innesco recessivo.

MCKINSEY ANALYSIS

L’economia è poco utile a dare rimedi se manca un fattore fondamentale: la reale e tangibile dimostrazione di avere comuni valori aggreganti e soprattutto la fiducia reciproca nei comportamenti. Riecheggiano le parole di Wilhem Röpke, uno dei padri dell’Economia Sociale di Mercato (base del modello tedesco di sviluppo): “l’integrazione extra economica, spirituale, morale e sociale è e sarà sempre la premessa dell’integrazione economica, sia sul piano nazionale che su quello internazionale”.
La pandemia pone in maniera drammatica la questione: quanta effettiva comunanza valoriale e morale c’è tra (e ne) i paesi europei? Le nostre società e le élites politiche sono (state) effettivamente in grado di esprimere valori comuni che, pur nella ricca diversità delle culture, agiscano in modo unificante (“i pensieri, della spiritualità e della creazione occidentali” di Adenauer), almeno quando siamo tutti chiamati ad affrontare uno shock simmetrico e di questa drammatica portata? E soprattutto quando bisogna decidere in tempi rapidissimi, perché il costo di esitazioni potrebbe essere fatale?
Riecheggia il monito di Robert Schuman – altro padre dell’Europa unita con Adenauer e … De Gasperi, cerchiamo di ricordarcelo! –: “L’Europa non potrà farsi un una sola volta, né sarà costruita tutta insieme; sorgerà da realizzazioni concrete che creino anzitutto una solidarietà di fatto” e nasce per evitare nuove guerre, anche quelle – potremmo dire – di nemici invisibili come il COVID-19.
Ecco appunto, se in una situazione di guerra come questa non si ritrova una solidarietà di fatto c’è effettivamente da temere per la reale capacità dell’Europa di rappresentare un modello valoriale (oltre che decisionale) “di successo”: la sfida del Coronavirus è una prova decisiva al riguardo!
di Gaetano Fausto Esposito – Segretario Generale di Assocamerestero

Gaetano Fausto Esposito, economista si occupa di analisi economica e dei processi di internazionalizzazione delle imprese. È autore di numerosi saggi sui temi che riguardano i regimi capitalistici, l’economia finanziaria e dello sviluppo, l’economia industriale, l’analisi economico-territoriale e dei processi di internazionalizzazione delle imprese. Già direttore dell’Area Studi e ricerche dell’Istituto Guglielmo Tagliacarne, componente dell’Unità di valutazione degli investimenti pubblici e docente di Economia applicata in diversi Atenei, attualmente insegna presso l’Università telematica Universitas mercatorum ed è Segretario Generale di Assocamerestero (l’Associazione delle Camere di Commercio Italiane all’Estero).

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