venerdì, Marzo 29, 2024
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Siamo piccoli ma cresceremo… anche all’estero? Roadshow per l’internazionalizzazione e ruolo dei corpi intermedi

Siamo piccoli ma… cresceremo! Così recitava una filastrocca sigla di un programma televisivo che alla fine degli anni Settanta ebbe un certo seguito.
Quarant’anni fa: un’era geologica per il nostro sistema produttivo! C’era ancora (nonostante gli shock) una robusta domanda interna e si scoprivano le virtù di una struttura produttiva fatta da tante piccole e micro imprese, diffuse sul territorio del Belpaese, aggregate nei distretti industriali, che consentivano alla piccola dimensione di avere importanti economie di specializzazione! Quaranta anni dopo, al termine della più grave crisi del Dopoguerra, in un mondo globale e iper-connesso le nostre piccole e micro imprese sono ancora lì e caratterizzano il nostro paese. Non sono cresciute! Un residuo del passato? Beh pensiamo di no! Anche perché molte di loro hanno cambiato pelle per reagire a un mercato radicalmente diverso.
Quaranta anni or sono il mercato nazionale era assolutamente prioritario: la domanda sostanzialmente tonica (aiutata anche da un bel po’ di spesa pubblica a debito), sotto molti versi era più facile fare impresa e trovare clienti… insomma vendere anche con discreti margini.
Poi è cambiato tutto! È aumentata la competizione, la domanda si è rarefatta, anche prima della Grande crisi, ma soprattutto è sparito il piccolo grande aiutino dato dalla svalutazione della lira che ogni tanto consentiva di ridare competitività monetaria a un’economia che si mostrava in affanno.
Guardare all’estero è diventata una necessità per le micro imprese e non solo per vendere di più, anche per importare meglio, e…(sorpresa!) tante di loro lo fanno: da noi le micro imprese esportatrici sono poco meno di 130 mila, il dato più alto rispetto ai principali competitor europei inclusa la Germania che ha un apparato esportativo molto più numeroso di quello italiano, ma dove queste aziende sono 114 mila. Ma tutt’altra cosa è rimanere stabilmente sui mercati esteri. E infatti spesso non riusciamo a avere continuità. Tanti i motivi, inclusi quelli di ordine finanziario, ma anche perché spesso non c’è un’adeguata conoscenza delle opportunità e degli strumenti disponibili.
Ma come in epoca di internet globale non basta connettersi alla rete per conoscere tutto? E invece no, non sempre basta, soprattutto quando c’è tanto da fare in azienda! Queste imprese hanno i piedi piantati nel locale, anche quando guardano a uno scenario globale. Hanno potenzialità, che però rischiano di rimanere inespresse, perché alla fine pongono delle domande (quando le fanno) di supporto a livello locale, anche quando la risposta deve essere globale.
Su questo punto negli ultimi anni c’è stata un’esperienza interessante per avvicinare in modo consapevole queste aziende (e anche quelle un poco più grandine) ai mercati internazionali: “i Roadshow per l’internazionalizzazione”. Idea semplice e (come spesso capita in questi casi) efficace: chiedere a tutti i principali player dell’internazionalizzazione di girare il paese, in lungo e in largo, dialogando con i singoli territori illustrando non solo i propri servizi (sovente ancora poco conosciuti), ma anche le opportunità-mercato, “muovendosi da Roma” per intercettare le domande locali.
Un caso abbastanza unico in cui con la regia del Ministero dello Sviluppo Economico e il patrocinio del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, si è riusciti in quattro anni (caso raro di continuità di policy in un paese abituato a politiche prêt a porter e di consumo), con la partecipazione dei player nazionali dell’internazionalizzazione e quella (in verità a volte riuscita a volte no) dei soggetti locali, a avere una migliore conoscenza di quanto c’è di supporto ai “piccoli” che vogliono internazionalizzarsi.
Un piccolo “gran tour” che ha preso atto che se vogliamo aiutare a crescere le tante micro-imprese (non solo in termini di addetti ma in primo luogo di fatturato) dobbiamo mettere in campo un approccio di vicinanza. E i risultati hanno dato ragione: 7.600 aziende partecipanti, 12.000 incontri con i diversi partner in quasi 55 incontri territoriali pure nella provincia italiana, quella dove le piccole e le micro imprese sono particolarmente presenti e vivaci.
Occorre però lavorare sui seguiti. Sì appunto, che cosa viene dopo? Cosa succede quando terminato lo “show” occorre rimboccarsi le maniche e lavorare con continuità?
Qui c’è vasto spazio per i soggetti locali (in raccordo con quelli nazionali)… guarda un poco proprio quei cosiddetti corpi e organismi intermedi parecchio vituperati (a volte anche a ragione) negli ultimi anni, che però quando funzionano non sono un’inutile intercapedine mediatoria, ma un asset per sostenere una peculiare struttura produttiva.
E qui, alla vigilia di una nuova fase di sviluppo economico (dopo la grande crisi) e istituzionale (dopo le recenti elezioni) servirà lavorare con le camere di commercio, le associazioni locali e anche le reti internazionali come le camere italiane all’estero, per riportare la centralità del tema dei tanti piccoli che hanno potenzialità di poter crescere, costruendo ulteriormente sulle “best practice” degli anni recenti, e magari anche rivedendo qualcosina in termini di competenze, e puntando a darne un seguito operativo per un concreto sviluppo.
di Gaetano Fausto Esposito – Segretario Generale di Assocamerestero
Gaetano Fausto Esposito, economista si occupa di analisi economica e dei processi di internazionalizzazione delle imprese. È autore di numerosi saggi sui temi che riguardano i regimi capitalistici, l’economia finanziaria e dello sviluppo, l’economia industriale, l’analisi economico-territoriale e dei processi di internazionalizzazione delle imprese. Già direttore dell’Area Studi e ricerche dell’Istituto Guglielmo Tagliacarne, componente dell’Unità di valutazione degli investimenti pubblici e docente di Economia applicata in diversi Atenei, attualmente insegna presso l’Università telematica Universitas mercatorum ed è Segretario Generale di Assocamerestero (l’Associazione delle Camere di Commercio Italiane all’Estero).

 

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