Da Einaudi a Mattarella: la tradizione del messaggio di fine anno di Costantino Del Riccio

0
162
Roma - Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella durante il discorso di fine anno, oggi 31 dicembre 2019. (Foto di Paolo Giandotti - Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)
Roma – Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella durante il discorso di fine anno, oggi 31 dicembre 2019. (Foto di Paolo Giandotti – Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

Il messaggio di fine anno del Presidente della Repubblica non è previsto dalla Costituzione italiana ma con il tempo ha assunto  un alto valore simbolico creando un rapporto diretto tra la più alta carica dello Stato e i cittadini, uno dei momenti più importanti della vita politica del Paese con una forte valenza mediatica.

Ogni Presidente pronuncia durante il mandato sette messaggi di fine anno.

Abbiamo avuto alcune eccezioni: Luigi Einaudi si fermò a quota sei non avendo inviato nessun messaggio alla fine del 1948 e Antonio Segni ne pronunciò solo due essendosi dimesso nel 1964 per motivi di salute.

Diversa è la posizione dei Presidenti Napolitano e Mattarella che rieletti dal Parlamento hanno pronunciato più di sette discorsi di fine anno.

Napolitano nove, Mattarella otto ma quest’ultimo potrà superare ogni record concludendo il mandato nel gennaio del 2029.

Entrambi hanno pronunciato il discorso di fine “primo settennato”, uno nel 2013 l’altro nel 2021.

Giuseppe Saragat insediatosi il 29  dicembre del 1964 parlò per  la  settima volta  quando mancava quasi un anno alla naturale scadenza. La medesima circostanza riguardò il suo successore, Giovanni Leone, che giurò il 29 dicembre del 1971.

Di fatto i due Presidenti si rivolsero al Paese contestualmente al loro insediamento.

Il Presidente Leone, come sappiamo, non portò a termine il settennato lasciando la carica con sei mesi e quindici giorni di anticipo.

Luigi Einaudi, nel 1949, fu il primo Presidente che attraverso la radio inviò gli auguri agli italiani, nello stesso anno lo fecero anche i Presidenti di Francia e Germania. Einaudi fece in tempo, nel 1954, a passare dalla radio alla televisione. Il 31 dicembre del 1949, il Presidente impiegò “solo” 148 parole per inviare gli auguri, i suoi furono auguri brevi, asciutti, essenziali.

Una situazione particolare si creò quello stesso fine anno durante la trasmissione radiofonica “Buon anno ovunque tu sia”; il conduttore  chiese un pensiero d’augurio anche alla moglie del Presidente, Donna Ida, che rispose brevemente esprimendo vicinanza “specie alle mamme e ai bambini “.

Era la prima volta che una donna parlava dal Quirinale a tutti gli italiani e rimane l’unica.

Donna Ida sarà presente, nel 1950, nel primo cortometraggio dedicato ad Einaudi intitolato “La giornata del Presidente”, che possiamo  considerare  il primo tentativo di comunicazione istituzionale  per rendere più popolare il nuovo Presidente della Repubblica.

I messaggi all’epoca e per molto tempo furono due il primo agli italiani: il secondo ai connazionali all’estero. Il presidente Einaudi si era rivolto nel 1948 ai concittadini residenti in America.

La prima volta il 10 luglio dalle colonne del “Progresso italo-americano”, la seconda il 1 ottobre attraverso il settimanale “Italian Observer”. Nell’ottobre del 1950 inviò, come faranno molti Presidenti, un messaggio per il Columbus Day. Nel 1951 Einaudi rivolgendosi agli italiani che vivevano all’estero esprimeva i ringraziamenti per quanto “ognuno aveva fatto per il bene dell’Italia”. Faceva cosi indirettamente cenno alla mobilitazione promossa dagli italiani in America per mandare farina e aiuti per la ricostruzione.

Giovanni Gronchi, il primo Presidente che  nel 1956 visitò gli  Stati Uniti, inviò  nel 1957 gli  auguri di fine anno ai connazionali attraverso  un messaggio trasmesso  dalla radio di Washington.

La politica estera e gli italiani all’estero furono al centro  di un’intervista rilasciata, il 2 gennaio 2007, da Giorgio Napolitano a Pietro Badaloni, Direttore di Rai International. L’occasione fu l’ingresso dell’Italia per il biennio 2007/2008 nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU come membro non permanente.

Nella prima fase della vita della Repubblica i messaggi si limitavano agli auguri e a considerazioni di carattere generale.

Per brevità ai primi 5 posti troviamo i messaggi del primo Presidente della Repubblica, Luigi Einaudi.

Con la presidenza di Sandro Pertini inizia a dilatarsi la lunghezza nei discorsi presidenziali con una media che poi si stabilizzerà tra le 2000 e le 2200 parole.

I messaggi più lunghi sono stati quelli di Oscar Luigi Scalfaro che nel 1997 arrivò a 4912 parole e parlò per quaranta minuti.

Sempre con Scalfaro, nel 1994,  si registrò (fu la prima volta in un messaggio di fine anno), un espresso riferimento  a polemiche intervenute tra il Capo dello Stato e il Capo del Governo (n.d.r : crisi  del Governo Berlusconi e nascita del Governo Dini).

I discorsi che Francesco Cossiga pronunciò negli anni 1990 e 1991  si caratterizzarono per il fatto che il primo durò mezz’ora, con  3542 parole, il più lungo del settennato, il secondo fu il “non messaggio”, il più breve, solo tre minuti , di 418 parole,  con la sibillina espressione “mi sembra meglio tacere”.

Nei messaggi del Presidente Ciampi  furono  sempre richiamati  i simboli più significativi della nostra identità di Nazione dal tricolore all’inno di Mameli, rievocando in tal modo il nesso ideale che lega il Risorgimento alla Resistenza, alla Repubblica e ai valori sanciti dalla  Carta costituzionale.

I Presidenti della Repubblica sono entrati nelle case degli italiani parlando dallo Studio della  palazzina di Ferdinando Fuga , o da quello alla Vetrata; quest’ultimo è quello usato durante le Consultazioni per la formazione del Governo e per ricevere i Capi di Stato ospiti al Quirinale.

Questo scenario cambiò con Sandro Pertini che abbandonò la scrivania spostandosi in poltrona, con l’inseparabile pipa in mano. Parlare agli italiani senza barriere sembrava essere la principale preoccupazione dell’allora Capo dello Stato.

Oscar Luigi Scalfaro, solo nel 1997, parlò seduto in poltrona dal salottino del suo appartamento al Quirinale. Mentre tanto Carlo Azeglio Ciampi quanto Giorgio Napolitano tornarono alla più istituzionale scrivania, come i Presidenti del passato.

Il Presidente Sergio Mattarella nei suoi messaggi lascia la scrivania che resta sullo sfondo come a voler superare le barriere, accorciare le distanze tra le istituzioni e i cittadini .Innova utilizzando anche altri luoghi del Quirinale: il salotto dell’appartamento privato, il Belvedere inferiore del Torrino, il piano terra della palazzina alla Vetrata, la Sala della Musica e in alcune circostanze si è rivolto  agli italiani stando in piedi. Anche la scenografia è senza eccessi, con il tricolore, la bandiera dell’Unione europea, lo stendardo presidenziale, una decorazione natalizia e la Costituzione come punto di riferimento.

Il messaggio come evidenziano i dati Auditel- disponibili dal 1987- è seguito in media  da 10/15 milioni di italiani con uno share sempre molto alto.

Un’analisi del contenuto consente di capire i diversi passaggi della politica italiana e nello stesso tempo l’evoluzione del linguaggio istituzionale.

Non possiamo chiudere senza fare un riferimento alla “Struttura Rai Quirinale” che, dal 1997, con grande professionalità  cura  la messa in onda dei Messaggi di fine anno  e dei principali eventi che coinvolgono il Presidente della Repubblica. La Struttura oggi è  diretta da Andrea Covotta nel passato si sono succeduti alla direzione: Mariolina Sattanino, Daniela Tagliafico e Giovanni Garofalo. Prima del 1997  nell’allora  “Struttura Tecnico Informativa presso il Quirinale” lavorò per vent’anni Claudio Angelini, già direttore dei giornali radio Rai e poi responsabile dell’ufficio di corrispondenza da New York. Fonte: lavocedinewyork.com

Costantino Del Riccio

Costantino Del Riccio

Si è occupato di Stampa e Comunicazione con esperienza trentennale presso la Presidenza della Repubblica italiana