Studiare l’emigrazione di ieri per investire in un domani interculturale

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La migrazione italiana è patrimonio culturale del Paese. La migrazione è fattore identitario degli italiani. La migrazione è necessaria per capire chi erano, sono e saranno gli italiani. La migrazione italiana del passato serve a capire quella di oggi, serve a lavorare in modo più professionale rispetto a un tema che investe tutta l’Italia e per creare un futuro più interculturale, cambiando anche le percezioni della migrazione tutta. Insomma, studiare la migrazione di “ieri” serve per guardare a un “domani” che sia migliore, interculturale.
Su questo si è discusso questo pomeriggio, presso la Sala Regina della Camera dei Deputati, durante il convegno “Migrazioni e formazione interculturale: il patrimonio storico, culturale ed etico dell’emigrazione italiana”, promosso dal deputato Pd eletto all’estero, Fabio Porta, pensato per approfondire la proposta di legge “Disposizioni per la promozione della conoscenza dell’emigrazione italiana nel contesto delle migrazioni contemporanee“, attualmente in fase di esame presso la Commissione Cultura della Camera dei Deputati.
Moderato dalla giornalista Tizia Primozich del Dailycases, ad aprire i tanti interventi in programma è stata Anna Ascani, Vice Presidente della Camera dei Deputati, che si è detta felice della proposta di legge al centro dell’incontro di oggi. Una proposta che “mette insieme immigrazione ed emigrazione”, ossia “ciò che è percepito come un problema e ciò che è percepito come un’opportunità”. E in questo contesto, secondo la Vice Presidente Ascani “la scuola è un elemento chiave per capire le differenze culturali”. La scuola, infatti, fa capire “la conoscenza delle culture degli altri come un pezzo di un puzzle che costituisce il nostro essere cittadine e cittadini del mondo”. Ma la scuola “non può essere lasciata sola, deve essere accompagna dalle istituzioni e dalle associazioni, sia in Italia che all’estero”. E sono proprio queste ultime che “promuovono l’integrazione”. In questo modo, secondo la Vice Presidente della Camera, “i nostri ragazzi potranno essere formati a livello interculturale”.
Ha poi preso parola il primo firmatario della proposta di legge nonché promotore dell’incontro odierno, il deputato del Pd eletto in Sud America, Fabio Porta. Porta si è detto molto onorato che “il Parlamento possa dare un contributo importante a questa iniziativa di legge”. “Questo convegno – ha spiegato – nasce per salutare positivamente l’avvio dell’iter parlamentare di questa proposta di legge. Siamo ragionevolmente ottimisti che possa sfociare in una votazione il prossimo anno. È un tema ambizioso e importante”. Ma uno dei motivi principali della proposta è “condividerla al di fuori dell’aula del Parlamento. Questa proposta deve infatti diventare un patrimonio comune”. Inclusa “la società civile” che “deve confrontarsi con questo tema”. D’altronde, l’emigrazione è “il più grosso fenomeno storico-sociale della storia del Paese. Non è residuale. I nostri giovani, a scuola, devono avere accesso a queste informazioni” che rappresentano “un patrimonio che non è proprietà di una parte politica, ma è patrimonio culturale di tutto il Paese”.
A seguire, è intervenuto Toni Ricciardi, deputato eletto all’estero del Pd, nonché storico delle migrazioni all’Université de Genève, che ha parlato dei due concetti: “identità” e “percezione”: l’identità, secondo lui, è una “parola che non mi piace”, ma se c’è una “caratteristica identitaria in grado accumunare tutte e tutti nell’identità italiana, questa è la migrazione”. Lo è, secondo lui, “per portata di lunga durata e per distribuzione geografica. La migrazione ha sempre avuto una circolarità. Non esiste fenomeno sociale che ha interessato il Paese con un così forte impatto sociale ed economico come la migrazione. Abbiamo sfondato il muro delle 35 milioni di partenenze (solo delle cifre certificabili)”. Nonostante tutto questo, questa proposta di legge “si presenta in Parlamento dal lontano 2006” ma “si è incardinata nel 2023…punto e a capo…”. Insomma, “questa proposta arriva tardi” però è arrivata. Oggi “se ne sente una necessità pedagogica”. “Con questa proposta di legge, in cui si parla di migrazione, e non solo di emigrazione – ha evidenziato infine il deputato dem eletto in Europa -, si vuole professionalizzare il tema e superare le percezioni”.
Di migrazione “senza prefisso, né emigrazione né immigrazione”, ha parlato anche Irene Manzi, deputata del Pd della Commissione Cultura, Scienza e Istruzione. Una migrazione che ha “una dimensione enorme” per il nostro Paese. “Siamo un Paese più di emigrati che di immigrati, più a livello di proporzione che di percezione. E più che di fuga, si dovrebbe parlare di reale mobilità”. “All’interno di ogni famiglia – ha spiegato ancora Manzi -, c’è una storia legata a parenti andati all’estero”. E su “questi ricordi, che accumunano le nostre storie personali, si può trovare una chiave dell’importanza per approfondire il fenomeno”. Concetto importante, secondo l’On. Manzi e non solo, come si vedrà più avanti, è la “trasversalità” della proposta di legge. Una proposta che infatti rappresenta “un piccolo miracolo”. Maggioranza e opposizione, ha spiegato la deputata dem, “hanno lavorato in forte dialogo, condivisione e confronto positivamente dialettico. È una grande scommessa che possiamo vincere”.
Per Carmela Palumbo, Capo del Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione del Ministero dell’Istruzione e del Merito, la proposta è una “proposta educativa” che “parla direttamente al mio Ministero”. “È una proposta che ha l’ambizione di radicare l’apprendimento della storia dell’emigrazione in un contesto interculturale – ha spiegato -. E vuole farlo in modo veramente sistematico. Radicarlo nel piano delle offerte formative delle scuole”. La finalità, seconda Palumbo, è quella di “raggiungere l’insegnamento della storia e della geografia in modo veramente orizzontale”. E “questo approccio sistematico allo studio dell’emigrazione può permettere di recuperare una dimensione più orizzontale e può far conoscere meglio la storia delle persone e dei fenomeni collettivi che le hanno contraddistinte. Ha una prospettiva olistica per realizzare una materia interdisciplinare”. “Seguiremo l’iter parlamentare – ha assicurato l’esponente del Ministero dell’Istruzione e del Merito – e saremo pronti a dare attuazione a dare esito a questo processo parlamentare”.
In seguito, sono intervenuto Andrea Casavecchia, docente di sociologia dei processi culturali e delle religioni all’Università degli Studi Roma Tre, che ha realizzato una panoramica sul fenomeno della migrazione e spiegato come questo fenomeno sia mutato nel tempo per arrivare ad oggi, e poi Federico Mollicone, deputato di FdI e Presidente della Commissione Cultura, Scienza e Istruzione. Mollicone ha ribadito come “tutti noi siamo figli e nipoti di italiani emigrati. La migrazione è una pagina fondamentale nell’ecosistema geopolitico ed economico mondiale. È una pagina della nostra identità nazionale, per troppi anni quasi rimossa”. Secondo lui, “dobbiamo far capire ai nostri ragazzi l’importanza che ha avuto l’emigrazione italiana e dobbiamo anche lavorare perché questo non debba accadere per necessità ma per scelta. E come presidente di Commissione ho voluto incardinare questa proposta di legge. È importante metterlo alla base di un progetto formativo affinché possa integrare il percorso dei ragazzi, dandogli anche una dimensione sovranazionale. Ma è anche un tema economico, con il turismo delle radici. Questa proposta di legge si inserisce bene in quel percorso specie alla luce del 2024 – Anno del Turismo delle Radici”, ha concluso.
Si è poi aggiunto alla discussione Simone Billi, deputato eletto all’estero della Lega nonché Presidente del Comitato Permanente sugli Italiani nel Mondo della Camera, che ha sottolineato il sostegno verso “qualsiasi progetto che possa promuovere la nostra comunità di italiani all’estero”. “L’insegnamento della migrazione può avere diversi obiettivi – ha detto nel suo intervento -: il principale è “aprirsi al mondo”. “Per i giovani è importante farlo professionalmente, socialmente, civilmente. L’insegnamento è utile anche per questo. Oggi è sempre più necessario capire gli altri, e capire gli altri significa capire meglio se stessi, chi siamo e dove vogliamo andare, capire meglio la ricchezza del nostro Paese, capire meglio l’identità del nostro Paese”. “Tutti gli italiani all’estero vogliono tornare in Italia”, ha affermato in conclusione Billi, prima di affermare il suo “pieno sostegno” alla proposta di legge.
Subito dopo, a evidenziare la trasversalità del progetto, è intervenuto anche Andrea Crisanti, senatore eletto all’estero del Pd, che ha spiegato come la storia dell’emigrazione italiana abbia “una dimensione epica”. L’emigrazione italiana è infatti “una storia di riscatto sociale attraverso il lavoro, che è la cosa da tenere presente sempre”. A tal ragione, ha detto di accogliere e supportare questa iniziativa, anche lui assicurando più impegno “perché i giovani vadano fuori per scelta e non per necessità”.
Per Lorenzo Prencipe, Presidente del Centro Studi Emigrazione di Roma – CSER, “serve responsabilizzazione e maggiore coscienza per affrontare temi come questo”. La “realtà dell’emigrazione parla di passato, presente e futuro. Metterli insieme ci aiuta a relativizzare le nostre posizioni”, ha spiegato Prencipe ricordando di quando erano “gli italiani gli stranieri a far paura” in altri paesi. Studiare questo, avrebbe effetti positivi per il presente, secondo il Presidente del CSER. “L’oggi migratorio sono altri milioni di persone, italiani e non solo, qualificati e meno qualificati, che vivono sulla propria pelle i disagi dovuti a lasciare la propria terra natìa, trovare altre lingue, abitudini e cultura. Persone che devono fare il processo di inserimento, devono lottare contro discriminazioni, fare nuove relazioni che non sempre sono pacifiche ma che sono relazioni interculturali e spesso interreligiose. È questa la specificità del nostro mondo”. In conclusione, ha spiegato: “serve educazione interculturale” e serve “aprirsi alle altre culture” che “è una delle sfide a cui rispondere, non solo con la legge, ma anche con le iniziative e gli orientamenti dati”.
“È bello, dopo tanti anni passati a studiare, poter veicolare i risultati dei nostri lavori”, ha spiegato Maddalena Tirabassi, Direttrice del Centro Altreitalie sulle Migrazioni Italiane, prima di realizzare un racconto cronologico dell’emigrazione fatto di statistiche e di storie. “Non è sufficiente dire “siamo tutti migranti”. Non serve a niente in termini di lotta contro il razzismo e contro i pregiudizi. Perché non siamo stati capaci, noi come studiosi, di veicolare i risultati della nostra ricerca a un pubblico più amplio”. Ma “se la storia dell’emigrazione è una storia di per sé interdisciplinare”, forse, secondo Tirabassi, sarebbe il caso di “portare lo studio delle mobilità all’interno delle varie discipline scolastiche partendo dalla formazione degli insegnanti. Lo studio di questi argomenti può essere importante”.
Dopo di lei, ha parlato Mario Rusconi, Presidente dell’ANP Lazio, che da Presidente di un Liceo ha letto della percezione dei ragazzi riguardo l’emigrazione in relazione a quanto fanno gli adulti e le istituzioni. “Dobbiamo vedere il futuro dei ragazzi, e prepararli” e per farlo bisogna preparare i docenti, ha affermato.
Giuseppe D’Aprile, Segretario generale UIL Scuola, dal canto suo è “convinto che la conoscenza storica dell’emigrazione favorirebbe il consolidamento di quella cultura tesa a considerare l’uomo, da qualsiasi nazionalità esso provenga, un cittadino del mondo”. “Si potrebbe produrre un processo culturale e strutturale di solidarietà – ha aggiunto -. Partendo dalla conoscenza delle emigrazioni, in molti casi è possibile capire il dramma umano rappresentato dall’esser migranti, è possibile essere in grado di superare stereotipi, a cominciare da quello in cui gli immigrati siano uno svantaggio invece che una risorsa”. Anche per questo “siamo favorevoli all’approvazione di questa legge”.
È stata poi la volta di Giovanni Maria De Vita, Responsabile del Progetto “Turismo delle Radici” del Ministero degli Affari Esteri, che ha prima lodato la proposta di legge, poi parlato proprio del progetto che porta avanti nel ruolo di coordinatore: “la storia dell’emigrazione italiana deve entrare nella mente degli italiani. È un grande patrimonio. Parliamo di circa 80 milioni di persone, ma riteniamo che possano essere di più. È un potenziale di cui l’Italia deve puntare. Bisogna parlare agli italiani della storia di queste persone, ma bisogna anche dire agli italiani delle opportunità che queste persone possono rappresentare per questo Paese. Il Turismo delle Radici non è solo promozione del Made in Italy. Bisogna guardare le nostre comunità come a dei partner strategici. E questo deve essere conosciuto dagli italiani. Abbiamo visto con grande interesse per queste legge e sono contento che abbia un sostegno bipartisan. Spero possa arrivare in porto, lo dobbiamo agli emigrati e agli italiani. E spero che il Ministero dell’Istruzione non venga lasciato solo, perché è un tema oltre che interdisciplinare, anche interministeriale. Perché accoglie aspetti che riguardano il Ministero degli Affari Esteri e la sua rete diplomatica e il Ministero della Cultura e la sua rete di musei, e altri ancora. Proporrei una sorta di comitato che possa delineare e finalizzare i programmi”.
Riguardo al turismo delle radici, De Vita ha spiegato: “c’è un legame di sangue con gli italo-discendenti e quindi dà opportunità di fidelizzazione molto più forti del normale. Ci sono persone che guarderanno sempre l’Italia a prescindere da tutto”. Il “viaggiatore delle radici è particolare – ha spiegato -, si deve sentire accolto soprattutto perché si trova in destinazioni diverse, per lo più piccoli comuni”. Per farlo, si sta creando una rete con coordinatori regionali e gruppi che si occuperanno di reperire informazioni e costruire itinerari. Assai importanti sono, secondo quanto riferito da De Vita, “la formazione” di chi riceve questi turisti e la “comunicazione” per la quale “stiamo realizzando una piattaforma”. Infine, De Vita ha voluto parlare anche del “passaporto del turista delle radici”, un progetto di promozione che lega ancora di più i turisti coi piccoli territori.
Per concludere, ha ringraziato l’On. Porta e gli altri parlamentari impegnati a portare avanti questa proposta di legge che “porterà l’emigrazione al di fuori degli ambiti dove è stata, involontariamente, confinata finora”.
Ha parlato poi anche Paolo Masini, Presidente del Museo Nazionale dell’Emigrazione – MEI, che ha spiegato la sua volontà di parlare della più “grande narrazione popolare e collettiva di questo Paese”. “Bisogna farlo a 360° e con attenzione. Ma soprattutto bisogna farlo con lo sguardo rivolto al futuro. Anche per questo, con il MEI siamo a più di 50 protocolli d’intesa”. Rispetto alla proposta della legge, invece, anche Masini ha voluto proporre una regia che coordini lavori riguardo al tema. “Mi piace la trasversalità di questa legge. Sta prendendo il verso giusto. Spero si arrivi a un’approvazione condivisa da tutto il Parlamento”. “Troppo spesso la scuola è un contenitore dove buttare tutto – ha voluto infine puntualizzare il Presidente del MEI -. Credo che vada fatta con la massima cura la richiesta di inserimento della materia nel programma”.
Ha parlato poi anche Fabrizio Ferragni, Direttore di RAI Italia che oggi ha presentato il nuovo palinsesto: “apprezzo questa iniziativa. Non possiamo non conoscere le nostre radici. Quando una certa propaganda ci pone sempre i temi dell’immigrazione, andare a riflettere su che cosa sia successo a noi è importante. Oggi bisogna guardare avanti, ai nostri ragazzi che vanno all’estero. Noi lo facciamo passando dai cervelli in fuga ai cervelli in rete. Ma dobbiamo guardare anche a un sistema di soft power. Noi siamo pronti a orientare in una certa direzione i nostri messaggi, ma serve una cabina di regia. Ma l’Italia va sostenuta ed è apprezzabile che oggi ci siano rappresentanti di maggioranza e opposizione”.
Ultimo degli interventi, prima delle conclusioni affidate ancora a Porta, ha preso parola Giuseppe Sommario, ricercatore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore: “conoscere l’emigrazione italiana è fondamentale, anche perché è assente sia dalla scuola che dall’Università”. Sommario ha specificato il termine da lui stesso coniato nel suo libro, “ritornanza”, che “non è solo nostalgia del passato, ma è nostalgia che si fa speranza”. Per farlo è partito proprio dal concetto di “identità”, che però secondo lui è un termine “che continua ad esistere” ma che “è un concetto mobile”. “Le nostre identità sono ovunque, sono plurime, molteplici e mobili, non fisse”. “La storia dell’emigrazione è storia dell’Italia a tutti gli effetti, perché bisogna raccontare sia le storie di chi parte, così come quelle di chi resta – ha sottolineato -. È una stranezza che questo argomento non sia al centro del dibattito mediatico, perché siamo più un Paese di “evasi” che di “invasi”, come dice qualcuno. Studiare l’emigrazione italiana, in qualche modo significa tornare alle origini”.
A concludere il dibattito è stato ancora Fabio Porta, che tra i “promotori virtuali” di questa legge ha voluto citare le associazioni, le federazioni e le organizzazioni degli emigrati italiani assieme al CGIE. “L’idea è quella di moltiplicare queste iniziative sul territorio. Lo spirito della legge è quello di diventare un patrimonio condiviso. È una legge di cui c’è bisogno, anche se non dovrebbe essercene, perché dovrebbe essere patrimonio comune. Ma nonostante le riviste settoriali e un sistema di rappresentanza delle nostre collettività all’estero che pochi hanno, la storia e la conoscenza del mondo dell’emigrazione non è patrimonio della nostra società. È un argomento che dobbiamo portare nelle scuole, per conoscere meglio noi stessi, meglio gli altri e per investire sul futuro”. (luc.matteuzzi\aise)