venerdì, Aprile 26, 2024
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La fiducia aiuta i mercati se anche le istituzioni e la società l’aiutano: la realtà dietro la narrativa speculativa

Ma i mercati votano? Una domanda posta ogni volta che emergono incertezze e i corsi azionari e dei bond vanno su e giù, trascinando in questa altalena (purtroppo) la vita (e spesso i risparmi) di molte persone.
Una domanda di quanti hanno seguito le vicende italiane di questi ultimi due mesi e soprattutto delle ultime settimane, con lo schizzare in alto dello spread tra i bund tedeschi e i buoni del tesoro poliennali (sì sempre quello assunto come “sentinella” di un presunto stato di salute economico). Più che il voto dei mercati si fa però spazio la speculazione e i suoi effetti deleteri.
La speculazione non ragiona sulla realtà, ma sulle sue percezioni. John Maynard Keynes lo spiegava molto bene: Speculare in borsa è come scommettere su chi vincerà un concorso di bellezza… Non conta votare chi ti piace di più, ma quella che sarà la più votata dagli altri.
Allora la realtà diventa qualcosa di evanescente e cede il posto alle narrazioni e oggi c’è grande confusione tra speculazione e dinamiche dei mercati.
I mercati (quelli delle cose reali) quando funzionano dovrebbero assegnare valori a partire dagli elementi fondamentali di una economia, la speculazione sostiene invece l’acquisizione di vantaggi pecuniari a partire dallo sfruttamento di narrazioni di brevissimo periodo.
Poi c’è il ruolo delle aspettative e delle attese. I valori di mercato dovrebbero incorporare le aspettative, ma poiché il futuro è sempre più imprevedibile alla fine le aspettative sono loro stesse prigioniere delle narrazioni. Si auto-alimentano più attraverso la speculazione che mediante un’analisi della realtà (che richiederebbe tempo, pazienza e soprattutto competenza degli analisti!).
Se la realtà è difficile da conoscere –o almeno fatica a affermarsi dietro la spessa cappa della speculazione– ci sono indicatori di sintesi per cercare di evitare (o almeno ridurre) il pericolo di narrazioni speculative? Ce n’è uno che è la formazione della fiducia, un ingrediente senza il quale –come dice il sociologo Niklas Luhman– non riusciremmo neanche a alzarci dal letto la mattina, perché saremmo assaliti da un panico paralizzante.
La fiducia si costruisce in tanti modi, due sono molto importanti: l’accumulazione del capitale civico e morale e la reputazione delle istituzioni. Il primo riguarda le relazioni sociali alimentate da cooperazione e da reciprocità –basate sulla condivisione di valori, cultura e credenze– che fluidificano i rapporti tra le persone, creando legami e forme di appartenenza (ben al di là delle connessioni digitali) e trovano in corpi intermedi funzionanti e tonici uno strumento importante. Già alcuni anni fa con Carla Altobelli avevamo verificato che la crescita del Pil pro capite era correlata a questa grandezza: Ogni variazione positiva del capitale civico e morale incrementava di poco meno di un quarto di punto del Pil pro capite, un valore ancora più alto nell’Italia centro-settentrionale, dove l’aumento è di quasi un terzo di punto. Non male in termini di sviluppo… Ma vale anche il contrario!
Ebbene negli anni recenti abbiamo consumato questa forma di capitale, in diversi casi si è anche agito (politicamente) per ridurne il ruolo e sfavorirne la formazione, in altri casi sono state adottate iniziative per scardinare assetti giudicati poco funzionali (per quanto peculiari della storia del nostro paese) a un rapporto diretto tra governo e governati. E qui entrano le istituzioni, nate per dare fiducia e ridurre le incertezze del mercato, in sintesi per creare una maggior stabilità a partire dalla realtà delle cose.
Se –forse– negli ultimi anni non abbiamo potuto far valere una fiducia istituzionale è perché le narrazioni –alimentate anche da obiettivi episodi distorsivi– hanno agito in senso opposto e in tanti casi hanno dato l’immagine di distruggere la fiducia, di contribuire a generare –a torto o a ragione- opacità piuttosto che trasparenza, complicazione invece di semplificazione, sovrastrutturalità invece che infrastrutturazione per lo sviluppo. E le periodiche indagini sulla percezione delle istituzioni da parte dei cittadini –pur con qualche recente segnale positivo, come quella recente dell’Eurispes– non restituiscono ancora l’immagine di un rapporto saldo e in crescita!
Alla fine allora da noi si sono fortemente attenuate due fonti importanti della fiducia, quella civica e quella istituzionale e quindi non disponiamo degli elementi per contrastare narrazioni speculative che … sono state confuse per il voto dei mercati e hanno dato luogo a interpretazioni conseguenti!
Se vogliamo ridurre il peso negativo di queste narrazioni (spesso interessate) certo che dobbiamo abbassare il nostro debito pubblico, rendere ancora più salda la nostra struttura produttiva, cercare di migliorare ancora la nostra produttività ecc. ma dobbiamo anche essere consci della necessità di ricostruire i nessi fiduciari sul versante della società e delle persone (il capitale civico e morale) e su quello istituzionale, per consolidare in modo durevole un indicatore positivo di reputazione.
Un messaggio importante all’avvio di una nuova fase istituzionale per il nostro paese per un governo che ha in programma un cambiamento duraturo e basato sulla realtà della vita delle persone e non sulle “invenzioni” delle narrazioni speculative.
di Gaetano Fausto Esposito – Segretario Generale di Assocamerestero
Gaetano Fausto Esposito, economista si occupa di analisi economica e dei processi di internazionalizzazione delle imprese. È autore di numerosi saggi sui temi che riguardano i regimi capitalistici, l’economia finanziaria e dello sviluppo, l’economia industriale, l’analisi economico-territoriale e dei processi di internazionalizzazione delle imprese. Già direttore dell’Area Studi e ricerche dell’Istituto Guglielmo Tagliacarne, componente dell’Unità di valutazione degli investimenti pubblici e docente di Economia applicata in diversi Atenei, attualmente insegna presso l’Università telematica Universitas mercatorum ed è Segretario Generale di Assocamerestero (l’Associazione delle Camere di Commercio Italiane all’Estero).
 

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